Ristoratori e cuochi contro Attolini (FdI): «Più sagre? Ci vuol vedere morti»

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Sagre piene e ristoranti vuoti

VARESE La spropositata voglia di sagre e feste di Francesco Attolini, esponente di Fratelli d’Italia ha sollevato un rabbia tra i commercianti e in modo particolare nel settore della ristorazione. Che rispondono a tono e ricordano: «Ma come, Fratelli d’Italia non era il partito che chiedeva con forza le riaperture? Che condivideva le nostre difficoltà? E adesso, con Attolini cosa fa? Invita a moltiplicare feste e sagre come funghi? Se la pensa davvero così, venga lui a lavorare nei nostri locali e, dopo un anno e mezzo che soffriamo, faccia quadrare i conti».

Più sagre per tutti

Da un lato un appello di Confcommercio e Fipe Varese in cui si invitano i sindaci dei Comuni a usare il buon senso e a regolamentare in maniera rigida le occasioni festaiole di paese, per evitare di andare a gravare maggiormente sui pubblici esercizi che hanno ripreso a lavorare solo due settimane fa.

Dall’altro l’intervento di Francesco Attolini, esponente di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Sicurezza, Legalità, Immigrazione con il quale stoppava l’invito delle associazioni di categoria a sostegno del “più sagre e feste per tutti” come segnale di ritorno a una vita normale, ma anche come motore che alimenta la libera concorrenza.

La reazione dei commercianti

Uscita quella di Attolini che ha destato parecchio malumore. «Le sagre vanno regolamentate e devono a tornare a essere tali – dice Damiano Simbula, presidente dei Cuochi di Varese – Qua ci sono feste che durano tutta la stagione estiva, ma che non sottostanno alle stesse regole fiscali e sanitarie imposte e rispettate dai locali. Eventi così lunghi fanno numeri importanti e non è possibile che lì lavora passi come donatore d’opera. Un conto è un fine settimana, ma se la storia va avanti tutta l’estate dico, in maniera non troppo provocatoria, che siamo quasi al lavoro nero». E poi conclude Simbula: «Basta fare gli ipocriti. Le sagre, per come vengono fatte, realizzano numeri importanti e ci portano via il lavoro».

La rabbia della Fipe

In rappresentanza dell’associazione dei pubblici esercizi parla il vicepresidente provinciale Fipe Gino Savino: «Noi in un anno e mezzo non abbiamo lavorato e abbiamo investito. E ora ci troviamo davanti a chi, anziché tutelare la nostra categoria, incentiva iniziative che, per come si svolgono, ci danneggiano. Assurdo. Come è assurdo dover pagare la Tari senza aver lavorato e prodotto rifiuti. Certo l’importo è stato ridotto grazie all’intervento dell’amministrazione Antonelli, ma comunque per tutti è stata una bella cifra perché gli incassi sono da piangere».

Savino è deciso nel far valere le proprie ragioni: «Non si faccia finta di non vedere la realtà. Ci sono feste di paese che ormai sono quasi diventate pubblici esercizi camuffati. Quando Attolini parla forse non conosce la nostra situazione. Forse non sa che un’attività come la mia, che non ha mai avito problemi, con il Covid è andata in grave difficoltà. E purtroppo c’è anche chi sta peggio ed è anche per questi miei colleghi ristoratori che non posso stare in silenzio. Insomma, se Attolini prima di esprimere il proprio pensiero avesse ascoltato chi lavora forse evitava questa uscita fuori luogo».

Confcommercio ribadisce

«Non voglio rispondere a Francesco Attolini – dice Rudy Collini, vicepresidente provinciale di Confcommercio – perché la nostra posizione l’abbiamo già espressa e non è cambiata. Noi non abbiamo chiesto la chiusura di sagre e feste, ma solo buon senso in un momento difficile e per tutelare una delle categorie, e credo che tutti su questo concordino, tra le più colpite e penalizzate da chiusure e pandemia».