Rubata dalla tomba la statua di Libero Ferrario: Parabiago e gli sportivi indignati

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PARABIAGO – Un «oltraggio alla città di Parabiago». Così in molti giudicano oggi, martedì 20 aprile, quanto successo nel cimitero della città, dove la tomba di Libero Ferrario è stata profanata: entrando nel cimitero, probabilmente di notte, ignoti hanno asportato il busto in bronzo (nella foto) che, realizzato dallo scultore Alfeo Bedeschi nel 1930, anno della morte del corridore, ritraeva un Ferrario sorridente, reduce dal trionfo a Zurigo nell’agosto del 1923, quando il giovane parabiaghese portò l’Italia a conquistare la prima maglia iridata nel campionato di ciclismo su strada. L’opera, alta circa un metro e del peso di 50 kg, troneggiava sulla sua tomba, sita lungo il primo vialetto a sinistra, entrando nel cimitero che fronteggia il sottopasso ferroviario. Sconosciuti, oltre agli autori del furto, anche il giorno e la modalità in cui questo è avvenuto.

Il sindaco: «Senza parole, non ci volevo credere»

Dal sindaco Raffaele Cucchi ai parabiaghesi, tutti in città considerano il gesto un’offesa imperdonabile. «Quando mi hanno comunicato l’accaduto – confida Cucchi – non volevo credere che qualcuno sia davvero così irrispettoso dei nostri morti, innanzitutto, ma anche di chi rappresenta per la nostra città un’icona dello sport. Non ho davvero parole per esprimere tutto il nostro disappunto e anche la nostra rabbia rispetto a questo reato. Ci auguriamo che nel breve non solo sia ritrovata la statua, ma che i colpevoli vengano individuati con le conseguenti condanne che ne derivano».

La squadra a lui intitolata: «Oltraggio all’intera comunità»

Fra i più costernati e arrabbiati, il gruppo di sportivi intitolato al campione. «Un fatto ignobile e ingiustificabile – commenta il Gruppo Ciclistico Libero Ferrario – i cui autori devono essere considerati degli emeriti disgraziati. I furti di oggetti di rame, di bronzo o di altre leghe nei cimiteri non rappresentano certamente una novità, ma appropriarsi, come in questo caso, di un monumento che impreziosisce con la sua mole e le sue fattezze la tomba di un autentico campione, eletto a vanto sportivo della città di Parabiago, è un oltraggio che ferisce l’intera comunità parabiaghese».

Libero Ferrario è stato un campione, ma anche un uomo sfortunato perché la malattia ne ha accorciato prima la carriera e poi lo ha stroncato, non ancora trentenne. Il furto del busto appare allora un capitolo squallido, che si aggiunge a quelli di una vita breve e tormentata. «Perché offendere la memoria di un uomo che ha messo la sua forza fisica al servizio della città e, contestualmente, ferire una comunità nella sfera degli affetti e dei ricordi più elevati? Parabiago – ricordano ancora gli sportivi locali – vorrà degnamente ricordare Libero Ferrario tra due anni, ossia a un secolo esatto dalla vittoria mondiale (i preparativi sono già in corso, nda) ma ora si sente ancora più orfana del suo campione e non si capacita di quanto è successo. I famigliari hanno già sporto le denunce del caso e si auspica che le indagini delle forze dell’ordine, benché complesse come tutte quelle che scontano il vantaggio del tempo a favore dei malviventi, possano risalire agli autori dell’ignobile gesto.

«Il Gruppo Ciclistico Libero Ferrario, l’associazione che da decenni onora la memoria del ciclista con eventi sportivi, civici e culturali, condanna questo sacrilegio e si rivolge direttamente a coloro (il peso del busto e la sua collocazione hanno certamente richiesto il coinvolgimento di più persone per poterlo asportare) che hanno oltraggiato una città non avendone contezza, affinché si ravvedano e restituiscano il maltolto. Esso è – conclude –  un simbolo che rappresenta la fierezza, il talento, il vigore e la gioia nei quali la città si è sempre specchiata».

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