Lotta alla mafia, Caterina Chinnici a Saltrio: «La cultura strumento di libertà»

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Da sinistra: Salvatore Scoma, docente della task force legalità, Filippo Tomasello, Caterina Chinnici, Lucia Rossella Magistro e Anna, rappresentante della commissione studentesca

SALTRIO – «Siete bellissimi, e consapevoli di essere bellissimi. E di essere una grande forza: dovrete essere voi a decidere che cosa fare della vostra vita, da che parte stare». Quello di fare le proprie scelte in libertà rispetto alla mafia, che non è affatto diventata meno pericolosa – «un’oppressione e un freno alle nostre opportunità» – è il messaggio che ieri, mercoledì 11 ottobre, Caterina Chinnici, magistrato ed europarlamentare, ha voluto lasciare ai ragazzi di Saltrio in occasione della sua visita alla scuola secondaria, nell’ambito del percorso alla legalità avviato dall’istituto insieme a quello gemellato di Adrano, il “don Antonino la Mela”. All’incontro sono intervenuti insieme a Lucia Rossella Magistro e Filippo Tomasello, rispettivamente dirigente scolastico e suo collaboratore, il sindaco Maurizio Zanuso, Emanuela Quintiglio e Giuseppe Galli, primi cittadini rispettivamente di Viggiù e Clivio, Giuseppe Carcano, dirigente dell’ufficio scolastico territoriale, e i vertici locali delle forze dell’ordine.

Far conoscere Rocco Chinnici come uomo e come padre

«Se ho scritto questo libro, lo devo a voi ragazzi – Chinnici ha preso le mosse dal libro autobiografico “È così lieve il tuo bacio sulla fronte” – per andare nelle scuole a far conoscere Rocco Chinnici. Non come giudice, ma come uomo e come padre: era una persona di grande umanità e un padre presente, ma con una presenza discreta e non oppressiva. Mi portava con sé al lavoro in pretura: è nata da lì la mia vocazione a fare il magistrato. C’era sempre, ci ascoltava e ci parlava. E, se necessario, ci rimproverava; ma c’era sempre. Ricordo che, quando partecipai al concorso per la magistratura, volle assolutamente accompagnarmi, aspettando di sapere fuori da palazzo dei congressi come avevo fatto il tema. All’uscita ci siamo solo guardati negli occhi. È stato un modo per dirgli: questo massimo sforzo l’ho fatto sì per me, ma anche per te».

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Il pool antimafia e la legge “Rognoni-La Torre”

«Ha fatto sì che, di tutti i suoi figli, ognuno si sentisse amato di un amore vivo ed esclusivo, che ci accompagna ancora oggi», ha aggiunto Chinnici. «Ma allo stesso tempo è stato anche un uomo che ha anticipato i tempi, rivoluzionando il metodo di lavoro. Allora ciascun magistrato lavorava con il proprio fascicolo ma, leggendo e studiando gli atti, vide che c’erano elementi che tornavano da diverse parti: bisognava mettersi in rete e scambiarsi informazioni». Nell’ambito di un lavoro solitamente svolto in modo autonomo e indipendente non fu facile trovare i componenti del pool antimafia: «I primi furono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Mio padre contribuì inoltre alla messa a punto della legge “Rognoni-La Torre”, avendo compreso che la mafia, che aveva la droga come business principale, avesse assunto caratteristiche imprenditoriali: una nuova dimensione».

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Un modello per le norme europee

Chinnici ha poi voluto sottolineare un altro aspetto fondamentale: «La mafia, per una questione culturale, godeva di un ampio consenso. Mio padre diceva: “Io vado a seminare nelle scuole: un testimonianza, che porto con il mio lavoro, del rispetto delle regole e degli altri. Perché i giovani sono la classe dirigente che domani avrà in mano le redini della nostra società”. Tutto questo, un metodo nuovo, ha fatto così paura che la mafia ha dovuto inventarne a sua volta uno nuovo, ed eclatante, – la prima autobomba – per ucciderlo. Ma ha lasciato un enorme patrimonio di conoscenza, il suo lavoro oggi è normativa europea. La sua esperienza legislativa, investigativa e giudiziaria ha fatto da modello per la legislazione: dobbiamo esserne fieri. La storia di Rocco Chinnici è sì la storia della Sicilia, ma anche dell’Italia e dell’Europa.

Falcone, Borsellino e “La mafia uccide solo d’estate”

Rispondendo alle varie domande poste dagli studenti, dalla vita sotto scorta dall’attività nel Parlamento europeo non potevano mancare quelle sui giudici Falcone e Borsellino: «Con loro avevo un rapporto familiare. Andavo in tribunale, era quella la mia casa; sono quindi cresciuta con quelle persone. Più che la mia storia sono stati il mio patrimonio affettivo». Quindi un’esortazione per gli alunni di Saltrio: «Studiare è importante: la cultura è uno strumento di libertà perché consente di conoscere, analizzare. E scegliere». Non a caso, come miglior film per descrivere la criminalità organizzata, Chinnici ha voluto consigliare “La mafia uccide solo d’estate” di Pif: «È significativo perché, oltre mostrare tanti luoghi dove ci sono state vittime di mafia, ricostruisce attraverso un’immagine inconsueta la figura del mafioso: colui che, per esercitare la violenza sugli altri, finisce a passare i vent’anni dopo vivendo sotto un tombino. E una persona senza cultura, che vive in un contesto isolato e non è neanche capace di accendere il condizionatore con un telecomando».

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