Boom di morosi nelle case popolari di Samarate: uno su tre non paga un euro

samarate alloggi popolari

SAMARATE – Dal 2016 a oggi, la media delle morosità è andata crescendo, partendo dai circa 65mila euro totali di cinque anni fa, fino agli 88mila del 2020. A oggi, questo è il quadro economico generale sul tema degli alloggi di edilizia popolare di proprietà del Comune a Samarate. Lo ha reso noto il vicesindaco con delega ai Servizi Sociali, Nicoletta Alampidurante il consiglio comunale del 28 aprile, in risposta a un’interrogazione presentata dal consigliere di Progetto Democratico, Tiziano Zocchi. Sul tavolo una serie di richieste di chiarimento avanzate dall’esponente della minoranza, per capire come si sta muovendo l’amministrazione per affrontare il problema, anche nel caso in cui si fosse deciso di «non procedere oltre», alludendo ad eventuali procedimenti di decadenza.

Boom di morosi

Al momento sono 105 gli appartamenti a disposizione, di cui 32 a Samarate e 73 a San Macario. In media, dal 2016 a oggi, si parla di un numero di casi che va dai 30 ai 33 che non hanno pagato gli affitti sulle dodici mensilità, quindi per tutto l’anno in questione. Un fatto che ha portato a crescere anche la media delle morosità, partendo dai circa 65mila euro totali del 2016 fino agli 88mila del 2020. In questo senso, il vicesindaco ha precisato che «per il 2020 sono stati concessi termini dilazionati di pagamento a seguito dello stato d’emergenza». Non mancano però le azioni in corso per il recupero delle quote: dai solleciti agli accordi di pagamento dilazionati, appunto. Inoltre, sono state 11 le comunicazioni di avvio di procedimento di decadenza: «Abbiamo chiamato persona per persona, per incontrarle e capire nello specifico il perché si sono create certe situazioni problematiche. Di conseguenza, valuteremo come andare avanti»

Casi urgenti a appartamenti disponibili

In linea con questa sensibile tematica anche l’altra interrogazione presentata da Zocchi. Che ha cercato chiarimenti sul numero degli alloggi, sulla loro suddivisione sul territorio e sul tipo di composizione «per numero di persone occupanti e per ampiezza». Anche in questo caso ha dare un quadro della situazione è stata Alampi. Gli alloggi non tutti sono occupati. «Come specificato dal piano annuale di Regione Lombardia per il 2021, quelli liberi sono 5», ha spiegato. «Ora aspettiamo il bando, che l’anno scorso, anche a causa del Covid, non è uscito». Fattore che ha portato a una lista d’attesa inevasa. «Con gli uffici abbiamo fatto una serie di considerazioni, sulla base dei casi che raccogliamo: ci sono persone che stanno facendo fatica a mantenere l’alloggio, con in carico un affitto da parte di privati». A questo si aggiungono le situazioni che rientrano nel servizio di “Pronta accoglienza”, ovvero famiglie o persone senza abitazione che «tuttora occupano alcuni nostri alloggi riservati per queste emergenze». E ha aggiunto: «Di solito, in passato, questi casi si sono risolti da soli. Perché si tratta spesso di sfratti, quindi di persone che hanno un tipo di punteggio che permette di uscire dagli appartamenti grazie ai bandi». Che ora, però, non è stato indetto. La conseguenza è ovvia: «Gli appartamenti sono ancora occupati». Le situazioni urgenti – «o che diventeranno tali nel momento in cui uscirà il bando» – sono 14 o 15, ha sottolineato Alampi. «Fra le persone che abbiamo in Pronta accoglienza, vedremo chi diventerà assegnatario». Ma per chi non riuscirà a esserlo, allora, «sarà un problema». Sì, perché, «anche per una questione di regolamento, non possiamo permetterci di tenere delle persone negli appartamenti senza una scadenza».

Le verifiche

Nel frattempo, Alampi ha reso note le verifiche messe in atto negli ultimi due anni, sulla base dei requisiti regionali: «Ogni due anni viene effettuato un aggiornamento dell’anagrafe e dell’utenza, ai fini del calcolo del canone sulla base dell’Isee-Erp del nucleo famigliare», che in questo caso, l’ultimo anno è stato fatto nei mesi di aprile e ottobre. Non solo: «Ogni quattro anni viene effettuata una verifica dei requisiti di permanenza nell’Erp». Con il risultato che «ha confermato la sussistenza dei requisiti».

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