Scaduto l’ultimatum degli hacker. Ats: «Nessun ulteriore dato è stato diffuso»

VARESE – E’ scaduto ieri, 2 giugno, l’ultimatum che gli hacker hanno fissato dopo il cyber furto di dati e informazioni dal sistema di Ats Insubria. E’ scaduto ma sul dark web, al momento, non c’è alcuna traccia di ulteriori informazioni sensibili sottratte all’agenzia territoriale e rilasciate dai pirati dell’etere.

Un mese fa l’assalto informatico

E’ avvenuto il 5 maggio scorso l’attacco informatico ai sistemi di Ats. Durante il quale gli hacker hanno sottratto un numero imprecisato di dati e informazioni sensibili mandando in palla anche il sito e i servizi online agli utenti. Da quel momento però tra Ats e i pirati non c’è stato più alcun contatto. O meglio, la questione è nelle mani della polizia postale.

Il riscatto

E’ stato chiesto. Ma non direttamente ad Ats. Gli hacker, dopo la razzia, infatti hanno fatto girare sul dark web un saggio della refurtiva informatica. Ovvero un pugno di dati sensibili sottratti. Questo per dimostrare all’agenzia derubata di avere davvero in mano le informazioni e anche per dare il segnale che la restituzione ha un costo. Il quanto non è mai stato reso noto ai vertici di Ats, «perché – spiegano dalla direzione di via Rossi – non abbiamo mai preso contatto con i pirati informatici. E’ la polizia postale che sta monitorando la situazione e ci tiene informati sugli eventuali sviluppi».

Il ripristino del sito non è ancora completo

Nel frattempo, in tutto il mese trascorso, i tecnici informatici hanno lavorato per ripristinare sito e servizi online danneggiati dall’attacco. Da giorni tutto il comparto che interessa gli utenti (dalle info ai servizi) è stato rimesso in funzione. Restano ancora una serie di interventi da compiere per riportare tutto il sistemo al pieno funzionamento.

Dai russi alla richiesta di denaro

Non si conosce l’entità del riscatto richiesto e non si conosce nemmeno la provenienza dell’attacco sferrato. Certo sono state fatte congetture, svariate, ma occorre anche tener conto che risalire agli autori non è semplice nell’infinto mare digitale. Tra le ipotesi che nei giorni scorsi sono girate sui possibili autori c’è anche quella sostiene che il furto sia di matrice russa e sia una conseguenza della posizione italiana sullo scacchiere della guerra in Ucraina. Ma anche chi sposa l’ipotesi meno suggestiva e più concreta: «Furti di questo tipo spesso vengono messi a segno per chiedere un riscatto e fare soldi. Un bel po’ di soldi».