Se gli Stati Uniti voltassero le spalle all’Europa

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di Gian Franco Bottini

Parecchi anni fa, quando a Busto Arsizio imperava la Lega Nord, un mitico consigliere verde, durante un Consiglio Comunale, stanco di sentire un collega della minoranza elencare vere o presunte magagne del partito di Bossi, era proditoriamente intervenuto e, in un colorito dialetto, aveva sculacciato il compìto oratore con una frase che è rimasta scolpita negli annali: ”Pensa a casa tua, p…la! (pensa a cà tua, p…la!)

Volendo oggi parlare di questioni americane, non vorremmo essere a nostra volta apostrofati alla stessa stregua da chi, giustamente, si sente più accreditato di noi per farlo. Noi comunque sfideremo i rimproveri perché siamo convinti che ciò che accadrà verso fine anno oltreoceano non sarà per nulla un evento da commentare unicamente da parte di “chi la sa lunga” in materia, ma potrebbe essere qualcosa di fortemente impattante anche sulla vita quotidiana del nostro Paese e dell’Europa intera.

Si possono fare tutti i distinguo che si vogliono ma non si può negare che i legami del nostro Paese con l’”America” sono forti e particolari, oltre che per i molti connazionali migrati negli scorsi decenni anche, e  soprattutto, per ciò che avvenne nel dopo-guerra, che potè per noi essere un “dopo” grazie ai soldati a stelle e strisce che ci liberarono da una pesante dittatura e che non ci lasciarono in “braghe di tela”, aiutandoci a rimetterci in piedi. Con ciò si spiega forse anche la stranezza di quell’evidente rapporto di simpatia che pare esistere fra il Presidente Biden, progressista, e la nostra Premier, conservatrice e  “nipotina” di quel regime che proprio gli americani collaborarono a mettere al suolo.

C’è anche chi, per far della satira, dice che il famoso bacio, immortalato da una foto virale, di Biden sulla nuca della Meloni fu dovuto unicamente alla differente altezza e che, con una diversa statura della Giorgia, sarebbe stato anche più caloroso; ma si tratta sicuramente di invidiose gelosie “comuniste”!

Giustificato quindi che anche noi, modesti raccoglitori di notizie, ci si interessi e ci si stupisca di quanto stia avvenendo in questa fase pre-elettorale per il rinnovo del Presidente degli Stati Uniti d’America. Pur avendo, per motivazioni personali di autodifesa, tutto il rispetto degli ottantenni, non possiamo non stupirci del fatto che si stia prospettando una sfida fra due rappresentanti della ottuagenaria categoria (Biden e Trump), senza che un Paese di 400 milioni di abitanti sia riuscito (almeno così pare per il momento) a far emergere personaggi meno datati, magari anche di sesso femminile.

Ci pare l’immagine di una democrazia stanca o forse, più credibilmente, “incistata” sui ricchi gruppi di potere e sulle lobbies. Stupore anche che nella più decantata democrazia mondiale la parte Repubblicana non abbia saputo contrapporre a Trump una personalità che, oltre ad altre faccende, non sia stato riconosciuto come promotore di una sorta di colpo di stato, con il rabbioso assalto al Campidoglio dopo la sconfitta del 2021. Un fatto che in altri momenti, oltre che dalla legge, non sarebbe mai stato perdonato dal popolo americano, geloso della propria democrazia e delle proprie libertà.

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Gian Franco Bottini

Stupore anche per l’aria che pare circolare negli USA, un’aria che odora di un’egoistica rinuncia a recitare il ruolo di guida di un Occidente democratico, proprio mentre altre potenze (Russia e Cina in primis) tendono ad affermare il loro autoritarismo. Qualcuno potrà dire che non sono fatti nostri ma consideriamo le conseguenze di quest’ultima affermazione, su quello che potrebbe significare non solo per il nostro Paese, ma per l’Europa e per tutta quell’area geografica e politica che usualmente definiamo “Occidente”. Un’area questa che ha sempre visto come suo azionista di maggioranza gli Stati Uniti; spesso un azionista ingombrante ma, se pure da controllare onde non farlo divenire invadente, comunque indispensabile e rassicurante soprattutto in termini  di difesa delle nostre libertà.

Dovesse prevalere questa ipotesi isolazionista (tutta trumpiana) ci troveremmo, come Europa, in grandi difficoltà e con l’urgente necessità di mettere a fattor comune le nostre potenzialità difensive, avendo una guerra alle porte e con una Russia le cui intenzioni, vista la debolezza difficile da mascherare, potrebbero spingersi persino ad ipotizzare una nuova DDR . Fantasia forse, ma quante cose stanno purtroppo avvenendo che solo un paio di anni fa parevano appunto pura fantasia?

Avremmo sicuramente una gran difficoltà nel mettere in campo una rapida coesione europea sull’argomento “difesa comune”,  nascente da un attuale livello squilibrato di dotazioni fra i vari Paesi ( noi per primi). Inevitabilmente qualcuno  fra i più attrezzati in materia militare, ( tipo Francia), cercherebbe di subentrare nel ruolo di azionista di maggioranza, mettendo in discussione quello spirito egualitario sul quale oggi tenta di reggersi l’Europa, a volte anche riuscendoci.

E probabilmente, oltre che di mezzi, anche di uomini si dovrebbe purtroppo parlare, di reclutamenti e di addestramenti; per non parlare dei costi connessi da far gravare su bilanci già ora scricchiolanti. Di fronte a questi non impossibili scenari, crediamo che anche il nostro mitico leghista di quella volta, si fermerebbe a riflettere e probabilmente ci penserebbe due volte prima di darci del “p…la”.

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