Sesto, mercato in protesta. Le bancarelle: «Ci state facendo naufragare»

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SESTO CALENDE – «Questo è un mercato storico, non deve finire», «ci avete portato via dal fiume, ma ci state facendo naufragare», «chiediamo solo rispetto per il nostro lavoro». Il malcontento è evidente. Gli ambulanti di Sesto Calende ci stanno provando in tutti i modi a farsi sentire. Ora anche con dei cartelli, comparsi questa mattina sulle loro bancarelle in occasione del mercato settimanale. Che si sa, non è più in centro, ma provvisoriamente – per la crisi sanitaria – in viale Lombardia. Provvisoriamente, da due anni a questa parte. L’emergenza Covid è terminata e della consultazione cittadina per stabilire in via definitiva dove posizionare le bancarelle, a oggi, non si sa nulla.

La protesta

I mercatari alzano la voce. Ancora. Hanno mandato lettere, fatto proposte, chiesto soluzioni. Ma finora non hanno ricevuto risposte. La soluzione sembrava essere il referendum per coinvolgere direttamente i cittadini e raccogliere un parere comune su cosa fare del mercato. Torna in centro? Resta in via Lombardia? I proprietari delle bancarelle non mollano. Anche questa mattina hanno deciso di condividere la loro inquietudine riportandola nero su bianco su dei cartelli, appesi insieme alla merce. Polemici e stufi, cercano di mettere un punto alla questione attirando di nuovo l’attenzione. Nella speranza che possa servire a smuovere le acque.

Le minoranze

Anche la politica non è rimasta indifferente. Il gruppo di minoranza Insieme per Sesto commenta così: «Dopo due anni di “provvisorio”, nessuna risposta dall’amministrazione. Il 31 marzo è finita l’emergenza Covid, in assenza di provvedimenti (che non sono stati presi) la situazione è praticamente illegale: un bel paradosso per chi aveva vergognosamente gettato ombre di illegalità sul nostro mercato. Spiegare il futuro del mercato è un dovere, coloro che lo fanno tutti i giorni ci campano, hanno dei diritti che vanno rispettati». Di recente anche Sesto 2030 era tornata a tallonare la giunta: «C’è bisogno di tempi certi – dicevano – di un cronoprogramma legato alla presentazione dei progetti e a quello della consultazione popolare, che al momento ancora manca. Ora che la variabile Covid verrà meno, non ci saranno più scuse per rimandare la decisione sulla posizione definitiva del mercato. Ulteriori ritardi nella presa di una decisione dovranno trovare altre giustificazioni, di cui rimaniamo in attesa».

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