Sesto divisa sulla moschea. Scintille in consiglio comunale

SESTO CALENDE – Moschea sì, moschea no. La politica di Sesto Calende è spaccata. Dopo che il Consiglio di Stato ha in definitiva dato ragione ai fedeli di Allah, decretando una sconfitta su tutti i fronti per il centrodestra contro la costruzione di un’area per il culto islamico, la delicata questione è tornata motivo di discussione in consiglio comunale. È successo martedì, 28 settembre, per discutere il debito fuori bilancio generato dalla sentenza. La battaglia legale contro gli islamici, infatti, è costata ai sestesi quasi 100mila euro. Ma in tempo zero il dibattito ha preso una piega politica. Non senza fiammate. «Giocate sulle emozioni e sulle paure dei cittadini», ha detto in maniera chiara Giancarlo Rossi, capogruppo di Insieme per Sesto. Senza tralasciare considerazioni sulla questione economica, dei «soldi buttati» che in questi anni hanno sostenuto le varie cause. Senza giri di parole, la maggioranza ha replicato piccata. Così il leghista Marco Colombo: «Abbiamo portato avanti la nostra posizione senza trasmettere paura. La gente aveva paura. Lo ha dimostrato la moschea abusiva di via Cavour durante il mio mandato».

«Islam strumentalizzato»

Negli anni la giunta «ha speso 75mila euro per portare avanti la causa», ha fatto notare Rossi. «Immaginate quanti progetti avremmo potuto fare con questi soldi. Finora è stata una spesa inutile». Politicamente, la domanda è diretta: «Come fa un’amministrazione pubblica ad andare contro la Costituzione? Colombo dice di voler lavorare per la comunità, ma questo vuol dire essere per il dialogo interculturale e interreligioso». Non solo, non ha negato di capire che «dopo l’11 settembre le persone non fossero pronte». Ma è anche vero che «non bisogna fermarsi lì, si deve affrontare l’argomento». Domande e prese di posizione. Così Roberto Caielli (IxS): «Forse il fine che si prefiggeva questa lunga e costosa vertenza legale avevi altri obiettivi. Non risolvere il problema, ma mantenere aperta la questione, per poterla strumentalizzare a fini elettorali». Un taglio politico, che il gruppo di minoranza legge come un «tentativo di dividere la popolazione, inventando un partito anti-islamico da contrapporre a un immaginario partito filo-islamico». Al punto che «si cerca uno scontro continuo, che nella nostra comunità non esiste. Come dimostrano i sestesi di fede musulmana che vivono da anni tra noi e non hanno mai creato questa divisione». Da qui, la richiesta: «Aspettiamo chiarimenti su come dar corso alla sentenza del Tar».

Conoscenza e dialogo

Anche l’altro gruppo di minoranza interviene ora. Così Sesto2030: «Concordiamo sul fatto che i cittadini non si sentano ancora del tutto pronti a un’eventuale convivenza con fedeli musulmani. Ma se in 10 anni l’unica azione portata avanti dall’Amministrazione è stata utilizzare il denaro dei cittadini per una causa che si sapeva sarebbe stata persa, non ne verremo mai fuori». Con uno spaccato di attualità: «La società è cambiata e i musulmani vivono già nel nostro paese. Volenti o nolenti. È quindi necessario creare percorsi di conoscenza e di dialogo». Concludono così: «Poi magari la moschea a Sesto non ci sarà mai, ma se autorità superiori imporranno di averla, cosa avrà fatto l’amministrazione per creare le condizioni utili a una convivenza pacifica all’interno della nostra cittadina?».

«I sestesi avevano paura»

Dal fronte della maggioranza, Colombo. Un suo recente intervento ha già messo in chiaro la posizione presa. In aula ha dato una risposta accesa agli avversari politici: «I sestesi avevano paura della moschea quando hanno provato a passare davanti a quella abusiva. C’erano uomini che sputavano alle donne, giocavano con i money transfer. E avevamo paura quando hanno preso un terrorista internazionale che frequentava quella moschea». E ancora: «Noi riteniamo che ci debba essere libertà di culto, certo. Ma anche che sia necessaria una moschea a livello provinciale». Ha quindi rimarcato che ci sono state «anche scelte sbagliate della Comunità islamica». Nel senso che «il sindaco ha dato dimostrazione di apertura, attraverso un piano intercomunale con Vergiate e Castelletto, per provare a stoppare le cause legali. Ma ne hanno fanno questione di principio». Sulle spese ha aggiunto che «abbiamo speso 63 centesimi all’anno per ogni sestese, direi che non sono soldi buttati se spesi per i cittadini».

«Un’unica direzione»

Anche il sindaco Giovanni Buzzi ha provato ad analizzare la questione. Ma «da un punto di vista amministrativo», ha detto. E togliendosi qualche sassolino dalla scarpa: «Il Tar non ha voluto sentire le nostre ragioni e la vicenda è stata tutta orientata, fin dall’inizio, in un’unica direzione». Un modo per dire che è stata «sempre valutato solo il tema del diritto costituzionale di culto». Che comunque è «giusto», ma «ha messo in subordine le ragioni di Sesto». E in ogni caso, «nessuno ha impedito di svolgere il loro culto, lo stanno già facendo da un’altra parte». Di fatto, «la vicenda non si è svolta in maniera neutrale, sono convinto che altrimenti avremmo avuto ragione».

Colombo contro la moschea: «Non mi arrendo. Pronto a dimettermi per Sesto»

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