BUSTO ARSIZIO – «Teatro Sociale, il nucleo artistico è già pronto a ripartire. Chi può dia una mano». È l’appello di Alberto Oliva, regista delle produzioni teatrali e operistiche che hanno caratterizzato gli ultimi anni di attività della struttura di piazza Plebiscito prima della chiusura-choc per lavori urgenti di sistemazione dovuti alle infiltrazioni dal tetto. «La parte di produzione è autosostenibile, ma la sala ha bisogno di una ristrutturazione straordinaria».
La paura del vuoto
Dopo lo stop improvviso a tutte le attività già programmate nella sala di piazza Plebiscito, il timore più diffuso tra chi gravita attorno al teatro intitolato a Delia Cajelli adesso è che i lavori possano andare a rilento. Dopo anni a “tamponare” il problema strutturale delle infiltrazioni, ora la chiusura è un vero e proprio spartiacque per il futuro del Sociale. Le parole del presidente Luca Galli in occasione della seconda opera lirica della stagione erano apparse un appello alla proprietà – Fondazione Comunitaria del Varesotto – a investire nella struttura di piazza Plebiscito. Ora la ristrutturazione diventa una necessità.
L’appello a ripartire
Lo sa bene anche chi opera nel teatro. «La chiusura è stata necessaria, inevitabile e corretta, perché continuare diventava pericoloso – ammette Alberto Oliva – ora però riapriamo il prima possibile risolvendo i problemi strutturali. Spero che anche i privati e i mecenati vogliano credere nella ripartenza del Teatro Sociale. Noi che siamo coinvolti dal punto di vista artistico ci siamo, e vogliamo ripartire al più presto. Quest’anno abbiamo fatto delle cose straordinarie, ma c’è già una progettualità per la prossima stagione». Considerato che il progetto artistico funziona e si autosostiene, quindi una volta sistemata la struttura il Sociale può tornare a correre.