Stop rette nidi e materne a Busto, ora è ufficiale. Si lavora per salvare i nidi privati

BUSTO ARSIZIO – Sospensione delle rette di asili nido e scuole materne, la giunta certifica quanto era già stato annunciato dal sindaco Emanuele Antonelli. La seduta di ieri, lunedì 6 aprile – ancora una volta tenutasi via Skype – ha deliberato infatti «la sospensione del pagamento delle rette dovute dalle famiglie dei bambini che frequentano gli asili nido, le sezioni primavera e le scuole dell’infanzia comunali, con decorrenza 24 febbraio 2020 sino alla ripresa dei servizi educativi e scolastici». Ufficializzando così una scelta che era già stata presa fin dal giorno della sospensione delle attività scolastiche, dato che alle famiglie dei bambini iscritti ai nidi e alle materne comunali dal mese di febbraio non sono stati emessi i bollettini per il versamento delle quote dovute per la fruizione dei servizi.

Rinuncia a 100mila euro al mese

Il Comune deve fronteggiare essenzialmente un problema di tipo contabile: ammonterebbero infatti a circa 100mila euro al mese, al netto delle minori uscite, i mancati introiti delle rette delle strutture comunali per l’infanzia. Uno dei vari “buchi” di bilancio causati dall’emergenza Coronavirus, su cui sono in corso ampie valutazioni per mettere in sicurezza i conti di Palazzo Gilardoni. Ma la preoccupazione maggiore che assale l’assessore all’educazione Gigi Farioli riguarda in questa fase la salvaguardia di tutto il sistema sussidiario delle materne paritarie convenzionate e degli asili nido privati, messi in ginocchio dallo stop alle attività. L’obiettivo dell’ex sindaco è trovare la via stretta che consenta di «aiutare» le strutture non comunali «per non pesare sulle famiglie ma facendo reggere il sistema». Perché in assenza del servizio legittimamente le famiglie chiedono di non pagare le rette, ma senza introiti le strutture private non hanno modo per coprire i costi fissi di gestione, come già denunciato da uno dei gestori di nidi e materne privati di Busto Arsizio.

L’impegno di Farioli

Una preoccupazione concreta: in città sono ben 450 i bambini ospitati dai nidi privati, che garantiscono un servizio di interesse pubblico senza costi per il comune. Ecco perché nella delibera che ha sospeso le rette delle strutture comunali è stato previsto, da un lato, «di istituire un tavolo di concertazione con le scuole materne convenzionate al fine di valutare l’impatto economico dovuto all’interruzione dell’attività didattica e al conseguente “congelamento” della retta di frequenza» (già accettato dalle scuole dell’infanzia paritarie e private convenzionate con il Comune), e dall’altro «di avviare, mediante l’assessorato all’educazione, azioni di sistema da programmarsi anche congiuntamente con le strutture private (asili nido, scuole materne) presenti sul territorio al fine di massimizzare le leve di contenimento della spesa sulle famiglie residenti del Comune di Busto Arsizio inerenti le rette dei servizi».

Il 40% dei nidi privati a rischio

Il tema è al centro di «interlocuzioni delle Regioni con il Governo», come ha fatto sapere nei giorni scorsi l’assessore regionale alla famiglia Silvia Piani, «affinché venga dedicato un capitolo degli aiuti all’emergenza proprio a queste strutture, che costituiscono dei presidi fondamentali sia all’interno del tessuto sociale ed economico lombardo, sia per il prezioso supporto al welfare familiare nelle nostre comunità. La proposta potrebbe essere quella di favorire il ristorno delle quote fisse di gestione che rischiano altrimenti, di far chiudere il 40% degli asili nido privati, come recentemente denunciato da Assonidi».

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