Sumirago, anziano drogato e derubato di tutto: truffatori condannati

SUMIRAGO – Due patteggiamenti, a 3 e 4 anni, e una condanna a 5 anni in primo grado con rito abbreviato. L’odiosa vicenda che ad inizio agosto aveva portato i carabinieri della compagnia di Gallarate ad eseguire tre misure di custodia cautelare in carcere a carico di Antonio e Michele Ascione, padre e figlio, di 48 e 68 anni, e di Patricia Dos Santos Rodrigues, moglie del 48enne, con l’accusa di circonvenzione di incapace in danno di un sumiraghese di 83 anni, è arrivata oggi, martedì 4 gennaio, davanti al Gup del tribunale di Busto Arsizio Stefano Colombo.

Accolte tutte le richieste del Pm

Rodrigues, difesa dall’avvocato Alberto Zanzi, ha patteggiato una pena a 3 anni dopo aver in parte risarcito il danno cagionato. Antonio Ascione ha patteggiato a 4 anni. Michele Ascione, difeso dall’avvocato Corrado Viazzo, ha affrontato il processo con rito abbreviato ed è stato condannato a 5 anni, così come richiesto dal pubblico ministero Flavia Salvatore, che ha coordinato le indagini.

Davanti al giudice per l’udienza preliminare oggi sono comparsi anche due indagati “minori” non connessi alla circonvenzione, ma accusati di piccole truffe e indebito utilizzo di carta di credito. Uno ha patteggiato a 10 mesi, l’altro è stato rinviato a giudizio. Un secondo troncone di indagati affronterà il processo il prossimo primo marzo. 

L’avvio delle indagini

Oggi il Gup ha ratificato i due patteggiamenti e emesso la condanna di primo grado in relazione a quelli che, secondo l’accusa, costituivano il fulcro dell’associazione. La ricostruzione dei fatti fornisce uno spaccato aridissimo. L’83enne vittima della circonvenzione è morto nel giugno 2019. Una segnalazione dell’amministratore di sostegno nel frattempo nominato dal giudice tutelare ha dato il via alle indagini.

La vittima sedata e maltrattata

Gli inquirenti hanno così scoperto che i tre si erano stabilmente trasferiti nell’abitazione dell’anziano con la scusa di accudirlo. Di fatto, secondo le risultanze di indagine, in realtà lo maltrattavano, somministrandogli farmaci sedativi al fine di fargli perdere le capacità cognitive, salvo poi impossessarsi di carte di credito e documenti, utilizzando il suo appartamento a vera e propria agenzia immobiliare.

I mobili venduti nei mercatini

Nel frattempo, rivolgendosi a mercatini dell’usato di Gallarate, i tre avevano venduto tutti gli arredi presenti nelle case (tra cui anche un antico juke box di valore) e, con atto notarile, tramite anche la produzione di documenti falsi, hanno venduto fittiziamente l’abitazione principale della vittima alla donna brasiliana che l’ha poi a sua volta alienata ad un ignaro acquirente, al prezzo di oltre 60mila euro.

Le truffe immobiliari

Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno anche scoperto che gli arrestati avevano tentato, ed in alcuni casi portato a termine (riuscendo a sottrarre oltre 50mila euro), una serie di truffe immobiliari ai danni di vari istituti di credito, per impossessarsi in modo illecito delle somme erogate a titolo di mutuo.

In sostanza, falsificando documentazione bancaria, reddituale e di identità, hanno provato a vendere immobili di comodo, tra cui anche quelli della vittima, a compiacenti prestanome, intascandosi poi le somme del mutuo erogato dalla banca truffata.

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