“Il tessile gallaratese”, la storia della città in un libro che spinge ad alzare lo sguardo

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GALLARATE – Non un rimpianto. Non un guardarsi indietro con nostalgia. Ma il ricordo di una Gallarate grandiosa sul fronte del tessile e dell’innovazione. E la voglia, fortissima, di tornare a quel momento. Una voglia mai sopita che oggi torna in superficie. Le cento ciminiere non ci sono più, ma la loro eredità è più viva che mai.

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L’eredità è una storia straordinaria

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“Il tessile gallaratese: eredità sociale, architettonica, urbanistica” (Prodigi Edizioni) curato da Piero Provasoli e Dario Terreni e realizzato con il sostegno della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate è il libro di “storia” presentato nella serata di ieri, martedì 26 novembre, al Maga durante uno degli appuntamenti principe di Duemilalibri. La serata presentata da Luisa Cozzi è andata sold out. «Serata importante per i gallaratesi orgogliosi della propria cultura – ha sottolineato l’assessore alla Cultura di Gallarate Massimo Palazzi – Sono stato coinvolto anche come autore. Il risultato mi ha stupito: è un testo che ci permette di fare un passo in più nel collegamento tra la storia locale e quella generale. Cito Giorgio Luraschi: la storia locale dà una conoscenza più profonda dell’uomo e del tessuto sociale». Gli ha fatto eco Emma Zanella, direttore del Maga: «Libro che è un punto di svolta e mette in luce i punti di forza di questa città. Perché un museo a Gallarate? Perché da un gruppo di persone è arrivata una spinta di rinnovamento. È una città industriale di grande arditezza e innovazione».

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Sviluppo per le future generazioni

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Un omaggio al tessile che fu e che ancora può essere. Anzi, che ancora è. «Il nostro territorio presenta tutti i settori della filiera tessile. La nostra provincia è la terza in Italia per il finissaggio, la seconda per la confezione – ha detto Roberto Grassi, presidente Univa e Ceo della Alfredo Grassi Spa -. Oggi viene richiesta la sostenibilità economica, sociale e ambientale: è questo lo sviluppo per le generazioni future. L’Italia in tema di economia circolare è la prima al mondo».  Mario Montonati (presidente del Centrocot e presidente della Giovanni Clerici che ha 150 anni) ha ribadito che «Il tessile non è morto. Abbiamo bisogno di tecnici, di  ragazzi che frequentano gli istituti tecnici. A Gallarate insistono tante aziende tessili: imprenditorialità, acqua e vie di comunicazione. Si è creata un’industria dove si è potuto dare futuro a molte famiglie. È questa la gioia più grande per un imprenditore». Un’industria che, come ha detto Giovanna Fossa, docente di Pianificazione Urbanistica al Politecnico di Milano, «ha fatto bella la nostra città. Si sono unite funzione e decoro. L’industria tessile ha sempre coltivato arte». Arte come sinonimo di bello. E lo ha riassunto benissimo Luca Missoni: «La mia famiglia ha scelto questo territorio. Lo ha scelto perché qui c’erano le competenze del tessile. Ma c’era anche il gusto per il bello». Non è un caso che a Gallarate si producesse (e si produce tuttora) l’alta moda. «E sempre restando in tema di bello, mia madre scelse Sumirago perché dalle sue colline si vedeva il Monte Rosa». La serata è stata, giustamente, chiusa da Terreni e Provasoli che hanno ringraziato il pubblico, gli autori e l’intera città. Due memorie storiche dell’età d’oro del tessile gallaratese che ancora cova sotto la cenere.

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