Cacciatore di sogni, standing ovation al Sociale per Tullio De Piscopo

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BUSTO ARSIZIO – I posti ancora vuoti al Teatro Sociale di Busto Arsizio, troppi per un evento che avrebbe meritato più presenze, sono stati compensati dal calore di un pubblico entusiasta, che più volte si è alzato in piedi per applaudire Tullio De Piscopo. In occasione del Baff il celebre batterista partenopeo ha presentato ieri, lunedì primo aprile, il trailer di “Cacciatore di sogni”, documentario autobiografico a cui sta lavorando insieme ad Alessandro Bencivenga, in un appuntamento a metà tra conversazione e concerto.

«I giovani devono sapere la verità»

I quindici minuti di “Cacciatore di sogni” hanno alternato scorci di Napoli, accompagnati dalla voce narrante del musicista, ai racconti di artisti come Joe Amoruso e Tony Esposito e spezzoni di esibizioni dal vivo, in cui l’apparizione di Pino Daniele ha strappato ai presenti la prima standing ovation. «Qualcuno poteva pensare che fosse un pesce d’aprile, ma è tutto vero» aveva detto all’inizio Steve Della Casa, che ha condotto l’incontro insieme a Marco Ciapparelli. Ma appena dopo la proiezione l’ospite principale è misteriosamente scomparso. Il suo ritorno, con in mano «i ferri del mestiere», è avvenuto insieme a una sorpresa: ha fatto il suo ingresso in scena una batteria blu elettrico, poi suonata dal vivo.
Partendo dai baci dati alle copertine dei dischi di Max Roach («È il papà di tutti i batteristi, sui tamburi cercava le note, non solo i rumori») si è quindi giunti al suono unico del vento nei film di Sergio Leone e all’incontro con Astor Piazzolla, creduto di origini romagnole per via del nome. Nel frattempo ringraziando bustocchi, bollatesi e addirittura torinesi accorsi, ma soprattutto «il sentimento. Di chi sa mettersi in discussione, voltare la pagina e ricominciare da capo, un po’ come la canzone “Volta la carta” di De Andrè». Il ricordo di Pino Daniele, che lo andò a trovare quando era ricoverato all’Humanitas di Rozzano, ha fatto svelare a Tullio la vera esigenza dietro al suo libro “Tempo! La mia vita”, che concorre anche a “Cacciatore di sogni”: «L’ho fatto per gridare la mia sofferenza, i giovani devono sapere la verità, quello che ho passato».

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La prima batteria

Andamento lento”, parole con cui un taxista romano descrisse il traffico della capitale in cui erano imbottigliati, furono il punto di svolta per il testo del famoso successo: De Piscopo decise di ignorare l’appuntamento che lo attendeva per tornare di corsa a Napoli a completare la canzone. Evitando però l’autostrada, a favore del percorso che costeggiava il mare e le sue onde libere. Tra i film a cui è più legato, oltre ai western con Randolph Scott, e la collaborazione con Nanny Loy per “Mi manda Picone”, l’artista ha citato “32 dicembre” di Luciano De Crescenzo, simulando alla batteria i botti di Capodanno. E i “I tre giorni del Condor”: «Me piaceva ‘o film così tanto che ho tolto l’audio al televisore, e mi son messo a creare una colonna sonora per accompagnarlo». Infine un toccante ricordo: «La prima batteria, che è il cuore, ce l’abbiamo tutti dentro. Mio fratello Romeo morì sulla batteria a ventuno anni quando io ne avevo undici, penso a lui ancora oggi. Gli ho dedicato la mia storia, sicuramente avrebbe fatto meglio di me: ciò che facciamo alla batteria oggi lui lo faceva già nel ‘54». Il brano in chiusura, dedicato a Pino Daniele, ha visto il coinvolgimento diretto di Emanuele Antonelli, sindaco di Busto Arsizio, presente in sala insieme all’assessore alla Cultura Manuela Maffioli. Il primo cittadino, già destinatario di dollari depiscopiani, si è cimentato alle percussioni, dichiarando poi al musicista: «Sei un italiano classico, grande nel mondo. Perché, pur essendo un artista di fama mondiale, sei qui sul palco, stasera, a divertirti con noi. Dopo esserci conosciuti un anno e mezzo fa, ora ci sentiamo ogni due o tre mesi: a volte sono giù di morale, ma quando vedo il tuo nome sul cellulare mi ricarico per fare il sindaco».

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