Ultimo agli studenti di Bisuschio: «Il vero leader agisce senza tornaconto»

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BISUSCHIO – «Abbiamo combattuto per voi, per darvi una sicurezza. Vi abbiamo voluto bene. Volevamo darvi un mondo giusto e libero». Con queste parole, il “Capitano Ultimo”, ha immediatamente conquistato il cuore degli studenti dell’Isis “Valceresio” che, in aula magna e collegati in videoconferenza dalle loro aule, hanno partecipato all’incontro con il leggendario ufficiale dei Carabinieri che il 15 gennaio 1993 guidò l’operazione della Crimor, l’Unità militare combattente del Raggruppamento operativo speciale dell’Arma, che portò alla cattura di Totò Riina, il temutissimo boss mafioso latitante da oltre vent’anni. Presenti in sala, tra gli altri, anche il sindaco, Giovanni Resteghini, e il past-president del Rotary club “Varese-Ceresio”, Enzo Cavicchioli.

Di nuovo a Varese dopo tre anni

Ultimo è tornato in provincia di Varese a distanza di tre anni dalla sua prima visita quando, incontrò gli studenti della scuola “Manfredini” del capoluogo. Anche in questa occasione, promotrice dell’incontro del sessantenne ufficiale in congedo dell’Arma con i giovani è stata la sezione varesina dell’Associazione nazionale carabinieri guidata dal tenente Roberto Leonardi. Accolto dalla dirigente dell’istituto, Carmen Sferlazza, dal comandante provinciale dell’Arma, colonnello Gianluca Piasentin, dal comandante del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Varese, tenente Pierluigi Moriconi, e dal vicecomandante della stazione di Arcisate, maresciallo Giancarlo Cortese, Ultimo ha raggiunto l’aula magna della scuola tra gli applausi del personale della scuola.

Gli studenti aspettavano le sue parole consapevoli di avere di fronte un eroe vero, certamente una delle migliori menti investigative della storia recente dell’Arma dei carabinieri. Sin dalle prime battute, Ultimo non delude l’attesa dei ragazzi: «Create fratellanza praticandola con il dono e amate, più degli altri, chi è incapace perché, è un dono essere incapaci». A chi gli chiede chi sono gli eroi, Ultimo risponde che: «Eroi sono i nostri ragazzi, i nostri figli che ci accettano per quello che siamo anche quando diciamo sciocchezze». Con il tono di voce e il carisma del leader, Ultimo sprona i giovani ad «abbattere la cultura del dominio con quella della fratellanza». Lui, che in carriera ha raggiunto il grado di colonnello, spiega che «il più alto in grado è colui che è capace di donarsi, con gioia e senza tornaconto».

Applausi e domande

Affermazioni che, forse, sorprendono i giovani ma che, certamente, infiammano i loro spiriti puri e spontanei. Ricordando le positive esperienze del secolo scorso delle società di mutuo soccorso, Ultimo invita i giovani a responsabilizzarsi evitando di «aspettare che siano gli altri a risolvere i problemi». I ragazzi vogliono sapere che cosa ha provato quando lo Stato e l’Arma gli hanno revocato la scorta incaricata di proteggerlo dalle minacce di morte della mafia. Dalla sua risposta si percepisce tutta la delusione del servitore dello Stato tradito e abbandonato da coloro che hanno, indirettamente, beneficiato dei successi ottenuti grazie alle sue straordinarie doti investigative.

Il ricordo

L’ultimo pensiero è per il suo maestro, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, e per il generale Enrico Riziero Galvaligi ucciso a Roma dalle Brigate rosse il 31 dicembre 1980: «Due combattenti che hanno lottato contro i terroristi e la mafia e hanno vinto. Ci hanno insegnato il senso del dono e dell’appartenenza alla lotta e all’Arma». Nel tardo pomeriggio, il Capitano Ultimo si è quindi trasferito al centro congressi di Ville Ponti a Varese dove è intervenuto all’assemblea dell’Ordine degli ingegneri.