Van Aert: “Covid, servono nuove regole per non vanificare il nostro lavoro”

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Mentre il Covid-19 continua ad entrare prepotentemente in tutti gli ambienti, anche i più controllati, Wout van Aert ha espresso il proprio pensiero sui problemi legati alla pandemia e alle corse di ciclismo.

«Senza ombra di dubbio ancora oggi ricevere un test con risultato positivo è uno shock – ha detto il campione belga in una intervista al quotidiano belga Het Nieuwsblad – perché si rischia di vanificare un’intera preparazione con mesi di lavoro».

Da tre settimane il corridore della Jumbo-Visma è in cima al Teide per prepararsi alla nuova stagione e il suo compagno di stanza è il collega Primoz Roglic. Wout van Aert ha spiegato che il Teide è molto richiesto e per questo le squadre sono costrette a prendere camere doppie e non singole, ma rassicurando che le norme di sicurezza sul Covid sono altissime.

«L’albergo in cui ci troviamo è l’unico in cima alla montagna. Le camere sono molto ricercate, quindi dormire in una camera singola non è un’opzione al momento praticabile, altrimenti avremmo fatto questa scelta. Quando arriviamo siamo divisi in piccoli gruppi da 4, ovvero due coppie di ciclisti che occupano la stessa stanza e che possono mangiare insieme. Anche le persone che arrivano in un secondo momento devono mantenere le distanze dal gruppo per cinque giorni».

Nonostante tutte le attenzioni, il Covid continua a colpire il mondo dello sport e il ciclismo non è esente. La variante Omikron è particolarmente contagiosa ma fortunatamente, grazie anche ai vaccini, tra gli atleti non sono stati riscontrati casi di positivi che hanno avuto risentimenti fisici importanti.  

«La paura adesso è anche più alta. Non devi nemmeno essere malato per pensare di aver contratto il Covid, basta un test positivo e tutta la tua preparazione è stata vanificata». Van Aert, come tutti gli altri corridori che inseguono una vittoria nelle Classiche di Primavera, è molto preoccupato e per questo pensa a possibili soluzioni, che potrebbero essere adottate in un futuro non troppo lontano.

«Non è mia intenzione assumere il ruolo di un esperto o di un virologo. Penso che presto dovremo prendere in considerazione l’idea di non basarci più su un test positivo – ha continuato il fiammingo -. Dovremo iniziare a guardare al Covid nello stesso modo in cui vediamo le altre malattie. Non siamo stati testati per l’influenza o il raffreddore in passato. Certo, se ti ammali, devi rimanere a casa, ma è sotto gli occhi di tutti come il virus giri facilmente in queste prime gare. È sicuramente qualcosa che ci ritroveremo nelle gare di Primavera e che potrebbe creare non pochi problemi ai corridori e alle squadre».

Da quando sono iniziate le prime gare di stagione, già molti corridori, anche se asintomatici, sono stati costretti ad abbandonare la squadra e ad andare in quarantena. La squadra di Van Aert, la Jumbo-Visma, è stata anche costretta ad annullare il proprio ritiro in Spagna, proprio a causa di un membro dello staff risultato positivo e la storia si è ripetuta alla Valenciana, con altre squadre costrette al ritiro anticipato.

«Penso che ci stiamo dirigendo verso una situazione non più sostenibile, se Omikron dovesse rimanere come la vediamo oggi, non eccessivamente pericolosa, allora sarebbe triste se dovessimo andare avanti per un anno intero come adesso».

In Belgio finalmente il pubblico tornerà lungo le strade del ciclismo e la prima prova sarà a l’Omloop Het Nieuwsblad. «Questo è un ottimo modo per dimostrare come i due mondi, quello del pubblico presente e della sicurezza, si stanno incontrando. Sarebbe fantastico avere una primavera normale, anche se tutti sappiamo cosa può provocare un’infezione per i tuoi compagni di squadra e per te stesso e questo fa ancora paura».

Le norme di sicurezza sono sempre alte nel gruppo e chiunque risulti positivo viene immediatamente fermato per alcuni giorni anche se privo di sintomi. L’attenzione è alta anche quando i corridori sono a casa con le proprie famiglie, questo proprio perché Omikron è altamente contagiosa.

«I pericoli sono ovunque, non solo in famiglia. Io viaggio in aereo e siamo seduti molto vicino a persone che neanche conosco per intere ore. Dobbiamo continuare ad essere attenti e sperare di poter correre senza nuovi blocchi».

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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