Varese, ragazzina abusata dal patrigno. «In famiglia non ci siamo accorti»

VARESE – «Ho sempre cercato di fare la mamma, in famiglia non ci siamo mai accorti di nulla». Lo ha affermato una donna davanti ai giudici del tribunale di Varese, nel rispondere alle domande riguardanti la grave accusa contestata al suo ex compagno, cioè il fatto di aver abusato sessualmente di sua figlia quando era ancora una adolescente e viveva con entrambi: il genitore e il patrigno. Quest’ultimo, oltre ad averla cresciuta, ad un certo punto avrebbe iniziato a violentarla.

«Ha confessato tutto»

Fatti avvenuti in un comune alle porte di Varese, tra le mura di casa, dove forse nessuno era a conoscenza dei presunti abusi, che per la donna sentita come testimone sarebbero stati in realtà rapporti consumati con il consenso della minore: «Il mio compagno all’inizio ha negato, poi ha confessato tutto e ha detto che la cosa andava avanti da anni. Abbiamo continuato a convivere, ma più come fratello e sorella, per il bene di mia figlia e della bambina nata dal nostro rapporto».

Le indagini

Un contesto surreale, ma confermato dalle indagini dei carabinieri di Varese, scattate dopo la denuncia della presunta vittima, che è oggi parte civile nel processo e che diventata maggiorenne, e dopo aver lasciato casa, aveva deciso di raccontare tutto ai suoi familiari.

Dalle intercettazioni telefoniche eseguite dai militari dell’Arma arrivarono riscontri al contenuto della denuncia. Ma emersero anche altri fatti: «La mamma della ragazza non era preoccupata per i presunti abusi – ha spiegato in aula un operante di polizia giudiziaria -, era concentrata sulla mancanza di rispetto che il partner aveva avuto nei suoi confronti».

Una sorta di tradimento, dunque, che la donna e l’uomo oggi a processo avrebbero cercato di superare continuando a frequentarsi, scambiandosi parole amorevoli e, sempre in base al contenuto delle intercettazioni, progettando di tornare a vivere insieme, una volta archiviata la vicenda.

Il racconto e le lacrime della nonna

Per il 47enne, nel corso delle indagini, scattò il divieto di avvicinarsi alla ragazza, che all’epoca dei fatti avrebbe lasciato la casa della madre proprio a seguito delle violenze sessuali. Questo secondo la versione della nonna della giovane, che in udienza, testimoniando davanti al collegio, non è riuscita a trattenere le lacrime: «Quando lei mi ha confidato tutto, per me è stato uno shock. Non ho capito più niente. Non so se quei rapporti sessuali avvenissero con il consenso di mia nipote. So che ora sono tranquilla, perché lei è venuta a vivere da me».

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