Varese, bar e ristoranti a rischio chiusura. Ferrarese: «Caro bollette peggio del Covid»

VARESEMetà servizio e aperture limitate: effetto caro bollette e materie prime anche nei bar e ristoranti del Varesotto.

Peggio del Covid

Giordano Ferrarese, presidente provinciale di Fipe: «Sui pubblici esercizi conseguenze peggiori del Covid». C’è chi chiuderà per sempre e chi riaprirà alla fine dell’inverno.

«Mentre si accendono le luci del Natale, quelle di molti bar e ristoranti si stanno spegnendo e si spegneranno. Per sempre». Quello di Giordano Ferrarese, presidente provinciale e consigliere nazionale di Fipe Confcommercio, non è un grido d’allarme, «perché siamo ben oltre l’allarme, anche qui in provincia di Varese».

In 40mila a rischio chiusura

Lino Stoppani, presidente nazionale della Federazione pubblici esercizi, ha prospettato la chiusura di almeno 40.000 attività da qui alla fine dell’anno. «Si abbasseranno tante saracinesche anche nel Varesotto, mentre molti altri locali stanno cercando di evitare la chiusura riducendo gli orari di apertura al pubblico», annuncia Ferrarese.

Metà servizio e aperture limitate

Chiusura nei primi tre/quattro giorno della settimana, aperture solo su prenotazione, orari serali ridotti e addirittura sospensione dell’attività (con conseguente cassa integrazione del personale) per tutto il periodo invernale. «Queste soluzioni stanno diventando l’ultima spiaggia per tantissimi di noi. Si tratta di strategie disperate per ridurre i costi, di un’ultimissima alternativa prima di scrivere la parola fine. La verità è che il boom dei prezzi delle materie prime e delle bollette, inserito nella crisi energetica che stiamo attraversando, tra i pubblici esercizi sta mietendo più vittime di quante non ne abbia fatte il Covid»

Bar, ristoranti, pizzerie e pub nella nostra provincia sono circa 4.000, seicento in meno rispetto alla periodo pre-pandemico. «A causa del Covid il 20 per cento di bar e ristoranti hanno spento senza più riaccenderle le loro insegne, pensavamo di avere toccato il fondo invece il peggio del peggio lo stiamo pagando e vivendo ora».

Non solo bollette

L’esplosione dei costi dell’energia e degli importi delle bollette, secondo Ferrarese, è il punto di non ritorno lungo una strada senza uscita imboccata molto prima, «con l’incredibile e spessissimo ingiustificato aumento del costo delle materie prime. Quando va bene i prodotti hanno subìto rincari del doppio, ma si arriva fino al triplo rispetto ai costi di appena un anno fa. Siamo stati costretti a ritoccare i prezzi nei menu, ma non possiamo fare pagare al solo cliente gli effetti della crisi».

Se le conseguenze devastanti degli aumenti delle materie prime non sono esattamente quantificabili, lo sono invece quelle del caro-bollette. Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, quest’anno bar e ristoranti spenderanno circa 9 miliardi di euro per il pagamento delle bollette, 6 miliardi di euro in più rispetto al 2021. In pratica, mediamente ciascun bar sarà costretto a far fronte a una spesa di 16mila euro per luce e gas, a fronte dei 5,5mila euro di un anno fa. Discorso analogo per i ristoranti, che in media spenderanno 34mila euro rispetto agli 11mila del 2021.

«Ciò che deve maggiormente preoccupare», rimarcano dall’Ufficio Studi, «è che l’incidenza del costo dell’energia peserà sul conto economico quasi 3 volte più che nel 2021. Se un anno fa le bollette incidevano per il 4,6% sui ricavi di un esercizio medio, quest’anno l’incidenza salirà al 13,3%.».

«Interventi subito»

Conclude Ferrarese, a nome dei 1.900 associati di Fipe in provincia di Varese: «Si vuole davvero evitare che questo settore, centrale e trainante per l’economia nazionale, venga ulteriormente devastato? Allora si intervenga subito, che il nuovo Governo non perda tempo: contributi a fondo perso, detassazioni, politiche serie efficaci e urgenti a copertura dei rincari dei costi energetici, controlli (ed eventuali sanzioni) sull’aumento ingiustificato e di pura speculazione del costo di determinate materie prime. Una o più soluzioni vanno trovate, adesso. Perché siamo già oltre il tempo limite».

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