Varese scommette sulla cultura. Laforgia: «Valorizzeremo eventi, musei e Isolino»

Enzo Laforgia

VARESE – Dopo quasi due anni e mezzo Varese ha nuovamente un assessore alla cultura. In seguito alle dimissioni di Roberto Cecchi nel giugno 2019 la delega era rimasta in capo al sindaco Davide Galimberti. Con la formazione della giunta della nuova legislatura la carica è stata affidata a Enzo Laforgia, già presidente della commissione cultura. Tra i suoi obiettivi c’è quello di consolidare il ruolo culturale di Varese a livello locale e nazionale, ma anche la volontà di portare più cultura nei quartieri.

Laforgia, come intende impostare il suo lavoro da assessore?
«In questi dieci giorni da cui sono in pianta stabile in ufficio sto cerando di capire come funziona la macchina amministrativa, prendendo contatti con la struttura. Sto anche ascoltando molte realtà e soggetti culturali della città che chiedono un confronto con l’assessore alla cultura».

Si tratta di una carica che era vacante da più di 2 anni. Sente una responsabilità importante?
«Quello che registro intensamente sono proprio le tante attese che ci sono in città rispetto a questa funzione. Varese è una città piena di attività e associazioni molto dinamiche, molto presenti, con una pluralità di interessi che in qualche modo asseriscono a questo grande contenitore che è l’assessorato alla cultura. Dall’assessorato dipendono tante realtà come i musei cittadini, la Biblioteca e l’Archivio storico del Comune».

Che ruolo può avere il Comune per valorizzare la cultura in città?
«È quello che il Comune sta facendo da 5 anni a questa parte. È vero che mancava l’assessore alla cultura da 2 anni e mezzo, ma c’è stato un investimento economico da parte dell’amministrazione nella prima consigliatura Galimberti molto importante. Pure nell’assenza di un assessore che a tempo pieno si dedicasse a questo il Comune non ha mai fatto mancare la benzina per far muovere le macchine delle realtà locali e allo stesso tempo sono state investite importanti risorse nelle attività culturali che dipendono dal Comune. Parlo delle mostre, del potenziamento dei musei e dell’Isolino Virginia e degli investimenti nella Biblioteca, che è diventata un luogo di grande produzione culturale. In questo senso mi auguro che si possa continuare».

L’obiettivo è anche quello di rendere i musei varesini sempre più conosciuti fuori dai confini cittadini?
«Questo è in parte già successo sia con la mostra al Castello di Masnago che quella a Villa Mirabello sulla preistoria, che stanno avendo un ottimo riscontro da parte del pubblico e anche sulla stampa nazionale, soprattutto per l’esposizione sul Giappone. Questo tenendo conto anche del periodo di emergenza epidemica. Anche la mostra su Guttuso aveva avuto grandi riscontri in termini di pubblico e attenzione e questo anche grazie alla straordinaria capacità di chi lavora all’interno dell’Ufficio cultura e dei musei. Vogliamo proseguire su questa scia, e punteremo alla valorizzazione del patrimonio culturale esistente con eventi come la Stagione musicale comunale. Mi piacerebbe anche che le iniziative culturali coinvolgessero più diffusamente il territorio comunale, con più eventi anche nei rioni periferici».

Nelle scorse ore è stato siglato un accordo d’intesa per l’Isolino Virginia. Quali possono essere le ricadute positive?
«All’Isolino c’è innanzitutto un’attività archeologica che è ripresa, e una sistemazione degli spazi che è già stata fatta. In questa stagione c’è stato un boom di presenze, e la realtà museale va di pari passo con l’attività di ricerca. In questo senso va letta anche l’intesa siglata dal Comune per la valorizzazione dei patrimoni Unesco che sono legati a questa realtà preistorica. Concretamente significa mettere in circolazione virtuosa le realtà che condividono questo interesse storico-archeologico, il che significa incentivare il confronto e la ricerca su questi siti, auspicando ulteriori campagne di scavo che possano tradursi anche in una valorizzazione sempre maggiore di questo luogo».

Quale può essere il contributo della cultura nel trainare il turismo in città?
«La capacità di attrarre turismo non risiede solo sulle iniziative culturali, ma se riusciamo a creare le condizioni per cui questa città diventi complessivamente attraente per chi viene da fuori affrontando tutta una serie di temi legati ad esempio all’urbanistica. Non è sufficiente intervenire solo in un settore per la sviluppare la proposta turistica. Noi abbiamo una realtà naturalistica straordinaria, e abbiamo la possibilità di agganciare il turismo legato a tante realtà sportive diverse. In questo senso anche il settore cultura può fare la sua parte, tenendo conto però che il destinatario privilegiato delle iniziative culturali di Varese deve essere la cittadinanza».