Varese, un futuro per le donne vittime di violenza con la Fondazione Morandi

Ai lati gli assessori Roberto Molinari e Rossella Dimaggio, al centro Eleonora D'Antonio e Giovanna Scienza

VARESE – Da dicembre ad oggi una decina di donne varesine vittime di violenza hanno iniziato un percorso di emancipazione. Sono i primi risultati positivi del progetto Dea, Donne Empowerment Accoglienza, promosso sul territorio dalla Fondazione Felicita Morandi. L’obiettivo è permettere alle donne di ripartire, arrivando ad un’indipendenza economica, lavorativa e abitativa (nel video sotto il primo bilancio dell’iniziativa).

I primi risultati

Il progetto ha preso il via a dicembre: oggi, martedì 7 marzo, alla vigilia della Giornata internazionale della Donna, la Fondazione Felicita Morandi ha stilato un primo bilancio delle attività. Dalla fine dello scorso anno ad oggi sono state dieci le donne incontrate su segnalazione dei servizi sociali comunali o individuate nelle strutture della fondazione, tra cui la casa rifugio. Il primo approccio avviene con la fase di accoglienza, di cui si occupa la responsabile del progetto Eleonora D’Antonio insieme all’assistente sociale Federica Calvi. «Raccogliamo le storie delle donne che all’inizio arrivano spaventate e intimorite – spiega D’Antonio – alla fine del colloquio si alzano con gli occhi luminosi perché sentono la speranza di potercela fare. È molto importante la relazione empatica che costruiamo con le donne».

Due donne già lavorano

Nel colloquio viene ricostruita la storia delle donne e si fa il punto su formazione, esperienze e titoli. Viene realizzata una scheda tecnica che viene inviata insieme ad un curriculum vitae al partner del progetto Openjobmetis, che lo inserisce nel proprio database. Due delle donne con cui è iniziato il percorso hanno già trovato un’occupazione, mentre altre tre stanno sostenendo i colloqui di selezione. Ci sono però degli scogli da superare: la quasi totalità degli annunci di lavoro richiede una disponibilità full time, che si scontra con necessità delle donne di lavorare part time perché il loro tempo lavoro è dettato dal tempo scuola dei figli. Spesso inoltre si chiede alla candidata di essere automunita. Alcune donne non hanno la patente, altre invece non hanno un mezzo proprio e chi ne è in possesso spesso non ha le risorse economiche per sostenere i costi legati all’utilizzo di un’auto.

La storia di riscatto di Alessia

La richiesta di sostegno e accompagnamento è trasversale: la fascia di età va dai 23 ai 58 anni e anche la scolarità è ampia, dalla quinta elementare fino al diploma superiore. Tra le donne incontrate c’è Alessia (nome di fantasia), madre di un ragazzo adolescente di 13 anni. Era vittima di una relazione tossica con il compagno che la denigrava in ogni occasione e davanti a tutti. Senza patente né conto corrente o bancomat, dipendeva in tutto e per tutto dal compagno. Alessia aveva perso la fiducia in sé e la speranza di un futuro diverso. Sull’orlo del baratro ha trovato la forza di reagire nell’amore per suo figlio e ha bussato alla porta del centro antiviolenza.

Obiettivo raggiungere 30 donne

Al progetto collabora il Comune di Varese. «L’obiettivo dell’amministrazione è aiutare le persone a raggiungere l’autonomia», sottolinea l’assessore ai servizi sociali Roberto Molinari. «La fase di uscita dall’emergenza è la più difficile – aggiunge l’assessore alle pari opportunità Rossella Dimaggio – anni di esperienza dei centri ci hanno fatto capire che le donne hanno bisogno di costruire il loro futuro». La Fondazione Felicita Morandi dal 2005 si occupa di donne maltrattate con servizi differenti: la casa rifugio, il centro antiviolenza e la comunità educativa mamma bambino. In questi anni sono state prese in carico quasi 500 tra donne e bambini. Il progetto Dea (qui le informazioni per sostenere l’iniziativa), ha vinto un bando di Fondazione Cariplo e ha una durata di due anni. Si propone di accompagnare 30 donne nel loro percorso di emancipazione. «L’obiettivo è far sì che nel giro di un anno le donne inizino a camminare con le loro gambe – dice la presidente Giovanna Scienza – la volontà di Fondazione Felicita Morandi è di rendere stabile e duratura quest’offerta. È un progetto sperimentale che vorremmo diventasse strutturale».