Un lavoro e una casa per le donne vittime di violenza: a Varese il progetto Dea

Giovanna Scienza mostra l'immagine scelta per la campagna di raccolta fondi

VARESE – Parte da Varese il progetto D.E.A. – Donne Empowerment Accoglienza, che punta a diventare un caso pilota da replicare sul territorio nazionale. L’obiettivo è quello di sostenere le donne vittime di violenza nel percorso verso l’autonomia personale, attraverso la ricerca di un’occupazione e di un’abitazione. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Felicita Morandi con il contributo di Fondazione Cariplo.

Autonomia per le vittime

«L’idea è di passare dal concetto di assistenza all’autonomia: noi riusciamo ad aiutare veramente le donne vittime di violenza se gli diamo autonomia». Con queste parole ha spiegato il senso del progetto Giovanna Scienza, presidente della Fondazione Felicita Morandi, che dal 2005 si impegna sul territorio di Varese nel sostegno alle donne vittime di violenza e dei minori coinvolti nelle situazioni di maltrattamento. La Fondazione è nata per contrastare i fenomeni di violenza sulle donne, ma anche per definire e governare un percorso che garantisca continuità assistenziale e tempestività nella presa in carico anche grazie alla realizzazione di progetti specifici, come appunto vuole essere il progetto Dea.

Un lavoro e una casa

Il progetto è stato illustrato oggi, martedì 22 novembre, alla presenza dei rappresentanti di Provincia (con il consigliere Simone Longhini) e Comune di Varese (gli assessori Roberto Molinari e Rossella Dimaggio). Consentire alle donne vittime di violenza di raggiungere l’autonomia lavorativa e abitativa è dunque la finalità principale dell’iniziativa: solo grazie a un lavoro le donne e i loro bambini possono ricominciare a vivere e a pensare al loro futuro. Giovanna Scienza ha riportato qualche numero del fenomeno: nel 2022 sono state accolte circa 40 donne, e la maggior parte di loro fatica dopo la violenza a rimettersi in carreggiata. L’esperienza della fondazione, che da anni partecipa alla rete interistituzionale per il contrasto alla violenza di genere, ha evidenziato infatti che il percorso di autonomia delle donne vittime di violenza, spesso con figli minori a carico, in seguito agli interventi emergenziali forniti da centri antiviolenza e case rifugio necessita di percorsi di inclusione attiva, di supporto per il reinserimento nel mondo del lavoro e nella ricerca di una casa. «Da una nostra indagine – spiega la presidente – risulta che solo il 2% delle donne vittime di violenza trova un lavoro stabile: il lavoro è difficile da cercare per tutti, e a maggior ragione per queste donne che non hanno una rete parentale e spesso devono badare ai figli».

Da sinistra Simone Longhini, Roberto Molinari, Eleonora D’Antonio, Giovanna Scienza, Rossella Dimaggio

Obiettivo diventare un progetto pilota

Il progetto nel concreto mira ad attivare percorsi formativi e tirocini finalizzati all’inserimento o al re-inserimento nel mercato del lavoro. «Saranno tre le fasi: intercettare, accogliere e accompagnare – spiega Eleonora D’Antonio, che si occuperà del progetto – potremo contare sulla partecipazione di Openjobmetis che metterà in campo tutte le sue competenze con servizi di orientamento, informazione, formazione e azioni di sostegno a inserimento attivo». L’obiettivo è di sviluppare un modello di accompagnamento all’autonomia, con lo scopo ambizioso di strutturare pratiche di intervento che possano essere adottate su scala nazionale.

Il contributo di Fondazione Cariplo

Il progetto è cofinanziato da Fondazione Cariplo che lo ha inserito tra gli emblematici provinciali fornendo un contributo di 80mila euro. I restanti 80mila saranno coperti da Fondazione Felicita Morandi in parte con fondi propri e in parte con una raccolta fondi tramite il fondo solidale della fondazione presso la Fondazione Comunitaria del Varesotto (qui le informazioni sulle donazioni). Per ogni donna sarà individuato un percorso di accompagnamento personalizzato che favorisca l’inserimento nel mondo lavorativo e la sostenga nella ricerca di un alloggio, fornendo anche un supporto economico, se necessario. Il progetto avrà una durata complessiva di 24 mesi e ha come obiettivo la presa in carico di circa 30 donne.