Varese, omicidio Macchi: a giugno il risarcimento per Binda. Detenuto da innocente per 3 anni

novik binda pendolismo giudiziario
Lidia Macchi e Stefano Binda

VARESE – Non fu lui ad uccidere Lidia Macchi, la studentessa varesina di soli 20 anni, assassinata nel 1987. Lo provano un’assoluzione piena in Appello, i giudici scrissero che non c’era nemmeno degli indizi a carico di Stefano Binda, di Brebbia, arrestato nel 2016 per un assassinio che non aveva commesso. La Cassazione ha definitivamente confermato la sua estraneità ai fatti.

Ingiustamente detenuto

Stefano Binda è stato ingiustamente detenuto per tre anni, non c’era pericolo di fuga (erano passati 30 anni), non c’era pericolo di reiterazione del reato e nemmeno di inquinamento probatorio. Condannato all’ergastolo in primo grado è poi sempre stato assolto nei seguenti due gradi di giudizio.

Risarcimento in sospeso

Per quei tre anni di ingiusta detenzione Binda, assistito dall’avvocato Patrizia Esposito, ha chiesto allo Stato 300mila euro di risarcimento. Risarcimento accordato dalla Corte d’Appello di Miano. Non fosse che la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura generale meneghina rinviando gli atti alla Corte d’Appello di Milano affinché venga rivalutata l’assegnazione o meno del risarcimento, per cui si ricomincia da capo. Questo accadeva nel giugno 2023. Finalmente è stata fisata l’udienza: il 21 giugno prossimo Binda saprà se avere diritto o meno per essere rimasto in carcere da innocente per tre anni. Nel frattempo si è rifatto una vita e lavora per aiutare i detenuti. 

varese omicidio macchi binda – MALPENSA24