La civiltà delle palafitte a Varese: una mostra celebra i dieci anni del sito Unesco

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VARESE – In collaborazione con la Soprintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, il Comune di Varese presenta “La civiltà delle palafitte – L’Isolino Virginia e i laghi varesini tra il 5600 e il 900 a.C.”, grande progetto espositivo che verrà aperto al pubblico al museo civico archeologico di Villa Mirabello per più di un anno, dal 29 luglio al 4 settembre 2022. La mostra intende illustrare le più recenti conoscenze acquisite in ambito palafitticolo ed esporre i risultati delle ricerche condotte da fine Ottocento a oggi negli insediamenti del territorio varesino.
La mostra è concomitante con “Giappone: disegno e design”, in corso al museo d’arte moderna del Castello di Masnago fino all’11 settembre 2022: per favorire i visitatori e promuovere al meglio le due mostre, rilanciando così la cultura varesina, sono previste tariffe cumulative d’ingresso per le due sedi dei musei civici di Varese. Ci sarà infatti la possibilità di acquistare un biglietto unico per le due esposizioni, con tariffa intera a 5 euro e ridotta a 3 euro.

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Il più antico sito palafitticolo dell’arco alpino

Il Comune di Varese, proprietario dell’Isolino Virginia, il più antico sito palafitticolo dell’arco alpino, celebra con questa mostra il decimo anniversario del sito seriale transnazionale Unesco “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”, presentando al pubblico i risultati delle ricerche condotte fino a oggi nei più importanti insediamenti su palafitta presenti sul territorio: l’Isolino Virginia e Bodio Centrale nel lago di Varese e il Sabbione nel lago di Monate. Saranno esposti, tra gli altri, reperti conservati nel deposito del museo e nel deposito della Soprintendenza; sarà inoltre presentato al pubblico per la prima volta, dopo il restauro, l’elmo del “ripostiglio della Malpensa”, che entrerà a far parte delle collezioni del museo grazie al deposito concesso dalla Soprintendenza.
Proiezioni, schermi interattivi e ricostruzioni di interni di abitazioni e di un aratro dell’età del Bronzo permetteranno ai visitatori di “sentirsi parte” del mondo dei nostri progenitori. Curata da Barbara Cermesoni e Daniela Locatelli, “La civiltà delle palafitte” nasce dalla collaborazione tra Comune di Varese e la Soprintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lombardia e della Camera di Commercio di Varese.
«La mostra nasce con l’intento di valorizzare il patrimonio storico e culturale che caratterizza il nostro territorio – ha dichiarato il sindaco Davide Galimberti – Varese punta in tal modo al rilancio economico e sociale anche attraverso il rilancio della cultura, che parte dal presupposto di rendere le ricchezze storiche e artistiche una reale risorsa, una ragione di crescita, promuovendo l’immagine della nostra città come meta del turismo di prossimità, creando legami con scuole e università per lo sviluppo della didattica museale e della ricerca scientifica».

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La sala immersiva e i reperti

La mostra si articola in sette sezioni: la prima, intitolata “Un ambiente in continua trasformazione”, consiste in una sala immersiva che illustrerà ai visitatori le variazioni che hanno caratterizzato l’ambiente dal Neolitico all’età del Bronzo, dovute alle naturali modificazioni del clima ma anche all’azione dell’uomo che con la pratica dell’agricoltura cominciò a incidere sull’ambiente in modo sempre più evidente.
La seconda, “In mezzo al lago si innalzano piattaforme di legno fissate sopra lunghi pali (Erodoto, Storie, V, 16)”, fornirà un inquadramento cronologico del fenomeno delle palafitte, racconterà come la ricostruzione di questo tipo di edifici sia cambiata dall’Ottocento a oggi e quali siano i metodi più utilizzati per effettuare le datazioni.
La terza, “Molte reliquie si scopersero di quelle genti che prime abitarono questa nostra terra (Camillo Marinoni, Le abitazioni lacustri e gli avanzi di umana industria in Lombardia)”, renderà chiaro al visitatore quali fossero i modelli costruttivi delle palafitte, quali siano i ritrovamenti che aiutano l’archeologo in questa ricostruzione (pali e tavole in legno, resti di intonaco in argilla con le tracce delle pareti costruite con le canne, resti dei focolari) e quali fossero gli strumenti che hanno permesso all’uomo la realizzazione delle abitazioni. Tra questi riveste una particolare importanza l’ascia: realizzata dapprima in pietra verde, poi in rame e infine in bronzo, è lo strumento che ha permesso all’uomo il taglio delle piante e la lavorazione del legno. Altri reperti racconteranno la vita quotidiana nelle palafitte del territorio varesino.

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Un villaggio dell’età del Bronzo

La quarta sezione, dedicata a “Il sito seriale Unesco ‘Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino’” presenta i siti palafitticoli italiani che vi sono stati inclusi. Attraverso una lavagna interattiva il visitatore potrà selezionare i siti e avere su di essi le informazioni principali corredate di immagini e filmati. Un invito alla conoscenza e alla visita di un patrimonio culturale importantissimo.
Nella quinta, intitolata “Guarda, i giovenchi riportano gli aratri sospesi al giogo (Virgilio, Ecloga II, v. 66)”, al centro della quale sarà posta la ricostruzione di un aratro dell’età del Bronzo (strumento simbolo di un’agricoltura che permette all’uomo di ottenere buona parte del suo sostentamento dalla terra) e verranno illustrate le attività di sussistenza delle comunità che hanno vissuto nel territorio varesino. La sala 6 permetterà al visitatore di entrare in un villaggio dell’età del Bronzo, osservando le abitazioni degli uomini dell’epoca, la zona esterna al villaggio in cui veniva effettuata la fusione dei metalli e un’area sulla riva del lago dove è stata offerta una spada a una divinità delle acque.

L’elmo del “ripostiglio della Malpensa”

Il percorso terminerà nella sala 7 dove sarà esposto il “ripostiglio della Malpensa”: un insieme di materiali in bronzo fra loro eterogenei (schinieri, punte di lancia, falcetti, asce, elementi di ornamento) rinvenuto a Somma Lombardo. Deposito di un artigiano fonditore oppure offerta alle divinità, costituisce uno dei complessi più significativi dell’Italia settentrionale e comprende anche un elmo, conservato fino a ora alla Soprintendenza e recentemente restaurato. Il visitatore potrà così ammirare per la prima volta il “ripostiglio” nella sua completezza. Datato all’età del Bronzo Finale, il “ripostiglio della Malpensa” appartiene ad un mondo che non è già più quello delle palafitte ma preannuncia per molti aspetti la nascita di un nuovo mondo: quello della cultura celtica di Golasecca.
La mostra sarà aperta da martedì a domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18. Visite guidate per scuole e gruppi su prenotazione con Archeologistics, da contattare ai seguenti recapiti: telefono +39 328/8377206; mail: info@archeologistics.it. Per informazioni: Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello, telefono 0332/255485, sito web: www.museivarese.it.

Palafitte in mostra a Villa Mirabello, al via l’allestimento. Tra i mecenati Siram Veolia

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