Caso Aspem Reti, l’accusa cambia i capi d’imputazione: da truffa a peculato

VARESE – Processo Aspem Reti: riqualificati due capi di imputazione. Il pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma ha cambiato i capi B e D da abuso d’ufficio e truffa in peculato. Si tratta di una contestazione in astratto più grave delle precedenti. Immutati gli altri due titoli contestati: turbativa libertà degli incanti e falsità ideologica in atto pubblico.

Slitta il processo

Nel corso dell’udienza di oggi, giovedì 11 gennaio, a fronte della mutata contestazione l’avvocato Alberto Zanzi ha chiesto i termini a difesa (richiesta alla quale si sono associati tutti gli altri difensori): il dibattimento è stato sospeso, l’udienza aggiornata al prossimo 23 maggio.

Davanti al collegio del Tribunale di Varese presieduto da Andrea Crema compaiono Ciro Calemme, amministratore unico di Aspem reti dal 30 novembre 2007 al primo agosto 2016 (due delle accuse a lui contestate, ovvero quelle di corruzione e concussione sono già venute meno); Matteo Sciretta, titolare dell’impresa S.G.esecutrice dei lavori e Giacomo Battiston, direttore dei lavori.

L’indagine

Il fascicolo ruota attorno ai soldi investiti nel triennio 2014-2016 per le spese ordinarie delle piscine, di cui avrebbe dovuto farsi carico il gestore, e per gli interventi di manutenzione – quasi 240mila euro – che sarebbero stati affidati non con una gara europea ma frazionati in più lotti e assegnati sempre alla stessa impresa.

L’inchiesta partì nel 2017 dopo l’esposto inviato alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti dal sindaco Davide Galimberti. Tutti e tre gli imputati hanno sempre rigettato ogni accusa. A maggio la parola passerà agli imputati che potranno rendere esame.

varese processo aspem reti – MALPENSA24