Gigi Riva e Fabrizio De André, incontro di campioni: Buffa lo racconta a Varese

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VARESEGigi Riva e Fabrizio De André, il calciatore del Cagliari e il cantautore genovese: due icone del nostro tempo che nel corso delle loro vite straordinarie si incontrarono una sola volta a Genova nel settembre del 1969, al termine di una partita tra Sampdoria e Cagliari. Quell’incontro è diventato uno spettacolo teatrale grazie a Federico Buffa, il più grande storyteller sportivo italiano, che con “Amici fragili” porterà domani, venerdì 25 marzo, all’Apollonio il racconto di quella notte. Sul palco del Teatro di Varese, insieme a Buffa, saliranno Marco Caronna (chitarre, voci) e Alessandro Nidi (pianoforte) con uno speciale cameo in video di Paolo Fresu.

I pensieri di due randagi

È il 14 settembre del 1969, dopo una partita a Genova di un Cagliari che proprio quell’anno avrebbe vinto l’unico, storico scudetto. Gigi Riva va a trovare Fabrizio de André nella sua casa di Genova. Sembra un incontro tra due mondi lontanissimi e invece, nel silenzio che caratterizza la prima parte della serata, scorrono i pensieri di due randagi che, in campi e in modo diversi, hanno sempre scelto di stare dalla parte degli altri randagi.

La canzone “Preghiera in gennaio”

In mezzo ai silenzi si snodano i punti di contatto di due universi che condividono la Sardegna, il popolo della Sardegna, il mare, i colori, il rosso e il blu, uno del Cagliari, l’altro del Genoa, il pubblico che li segue religiosamente, il calcio, la musica e le canzoni. Una in particolare: quella “Preghiera in Gennaio” che Fabrizio scrive tornando dal funerale dell’amico Luigi Tenco. Una canzone che colpirà nel profondo Rombo di Tuono. Gigi la ascolta ossessivamente e ne vuole parlare con chi quella preghiera l’ha scritta.

La chitarra e la maglia numero 11

Ancora silenzio, pensieri su ciò che è stato e ciò che sarà, scorribande temporali che il teatro ha la magia di rendere più vere del vero, la sera diventa notte. E i due cominciano a parlare. E la notte diventa alba, entra in scena un “maître à penser” di Fabrizio, Georges Brassens, ispiratore anche di una certa propensione all’anarchia del più forte attaccante della storia del nostro calcio, scorrono parole e parole di canzoni, galoppate verso un sinistro che gonfia la rete o un inciso che entra nell’anima.
Quando le parole diventano di troppo Fabrizio regala a Gigi la sua chitarra, Gigi regala a Fabrizio la sua maglia numero 11. I due si salutano, non si vedranno mai più. Forse, proprio per questo, un incontro diventa teatro.

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