Tragedia di Mesenzana, lo zio dei bimbi: “Qualcuno avrebbe dovuto aiutare Andrea”

MESENZANA – “Qualcuno avrebbe dovuto aiutarlo”. E’ uno degli zii di Giada, 13 anni (14 il prossimo 31 marzo) e di Alessio, 7 anni, a parlare a caldo sotto il sole che ieri, giovedì 24 marzo, inondava via Pezza dove ha sede la casa dell’orrore. Non ha voglia di parlare, resta in disparte sull’altro lato della strada, a qualche metro di distanza dal cancello che segna il civico 18 bis. Toglie la giacca a vento leggera e aggiunge: “Sì Andrea (Andrea Rossin, nella foto) non stava bene. Qualcuno – ripete riferendosi forse alle istituzioni – Avrebbe dovuto aiutarlo”.

Andrea non stava bene

In realtà nessuno avrebbe potuto intervenire in quanto, come ha precisato il sindaco Alberto Rossi: “La famiglia non si era mai rivolta ai servizi sociali. Non c’era alcuna situazione problematica segnalata“. Quella dello zio non è un’accusa mirata, è lo sfogo di qualcuno che si trova di fronte all’inimmaginabile. Tutti, di fatto, parlano di una famiglia normale. In un comunicato diffuso ieri, nel giorno in cui, all’alba, Andrea Rossin, 44 anni, ha ucciso nel sonno i suoi due bambini addormentati nei loro letti, colpendoli al cuore con un coltello da cucina, salvo poi rivolgere l’arma contro se stesso, la procuratrice di Varese Daniela Borgonovo segnala “problemi psichici” per Rossin che a quanto pare era in cura per riuscire a risolvere il problema.

L’orrore della normalità

Di certo “Nessuno avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere – ammette lo stesso zio – Andrea dorava i suoi figli. Viveva per loro. Era un padre attento“. Vicini e famigliari raccontano tutti la stessa cosa: un orrore inimmaginabile che non aveva mai avuto alcuna avvisaglia. Alcuni famigliari non credono “all’ipotesi della vendetta contro Luana”. Luana, la mamma che ieri mattina è andata a prendere i figli per portarli a scuola (la coppia era separata da un mese circa) e ha scoperto l’accaduto. Da quella casa, dove fino a poche settimana prima viveva con il compagno e i figli, la donna è uscita in ambulanza.

La mamma ricoverata a Cittiglio

Nessuna madre avrebbe potuto reggere il peso dei figli morti: il cuore si è spezzato di schianto. Ieri sera la donna era ancora ricoverata all’ospedale di Cittiglio: la madre al suo fianco. Sarebbe già stata sentita, per quanto possibile viste le sue condizioni, dai carabinieri della compagnia di Luino e del comando provinciale di Varese che ieri sono intervenuti con un’umanità straordinaria.

Autopsia e copia forense del cellulare

Il pubblico ministero Giulia Floris, titolare dell’inchiesta, nelle prossime ore disporrà l’autopsia sui tre corpi. Nessun dubbio è emerso sinora sulla ricostruzione dell’accaduto: si tratta di un atto dovuto per cristallizzare la scena. Molto probabilmente sarà eseguita una copia forense del cellulare di Rossin. L’uomo non avrebbe lasciato alcun biglietto. In casa solo i disegni dei bambini con scritto “Ti voglio bene papà”.

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