Moda 4.0: un convegno alla Liuc sulla sostenibilità delle imprese tessili

Sostenibilità Liuc

CASTELLANZA – C3 Tools. Su questa piattaforma on line che permette alle imprese produttrici di filati, tessuti, accessori, capi d’abbigliamento e articoli tessili di confrontare i dati dei propri prodotti con i protocolli di sicurezza chimica e verificare le eventuali non conformità che è ruotato il convegno di stamattina all’auditorium della Liuc. Un simposio, promosso da Blumine srl con la collaborazione della Liuc Business School, che ha visto alternarsi in cattedra docenti, dirigenti e responsabili d’azienda. La piattoforma, realizzata nell’ambito del progetto F-Susy sostenuto dalla Regione Lombardia, si è rivelato uno strumento molto utile all’industria della moda, sempre più impegnata a ridurre emissioni e sostanze chimiche pericolose nei prodotti e nei processi.

C3 Tools e il progetto F-Susy

A presentare i risultati della sperimentazione del software C3 Tools di autodiagnosi è intervenuto Umberto Bramani, amministratore delegato Nekte srl. Paolo Gronchi, professore associato del Politecnico di Milano ha illustrato la ricerca e l’innovazione a sostegno del progetto F-Susy. A tracciare un quadro dello scenario sulle tecnologie digitali e le filiere tessili sostenibili è intervenuta la docente Liuc e presidente Blumine Aurora Magni: «La sostenibilità è un fattore d’innovazione – ha detto – che richiede continua innovazione tecnologica. E’ sempre forte la connessione tra sostenibilità e ausilio di tecnologie informatiche». E ha parlato di C3 Tools come esempio applicativo di industria 4.0. Orgogliosa del bando di 32 mila euro che ha ricevuto ben 55 progetti è la dirigente della Regione Lombardia Antonella Prete che ha preso la parola subito dopo gli onori di casa del rettore Federico Visconti: «L’incontro di questa mattina va a chiudere il cerchio di una serie di appuntamenti destinati a conoscere i problemi sia come istituzioni sia come luogo di crescita per i giovani. L’altra settimana abbiamo presentato il libro sul raccordo tra “Scuola, università e impresa” legato al dibattito sulla crescita dei giovani e i bisogni dell’impresa. Riaffermiamo dunque la vocazione della Liuc». A rimarcare il legame tra sostenibilità e scuola ci ha pensato Carlo Noè, direttore della scuola di ingegneria industriale Liuc: «Nella nostra università abbiamo inserito un corso obbligatorio sulla sostenibilità – ha chiarito – Segno questo che la scuola è attenta a formare nei giovani la coscienza della sostenibilità». Sul fatto di prendere coscienza e conoscenza degli azzardi legati alla chimica è d’accordo il responsabile For.Tex, Ugo Zaroli che si occupa di inchiostri per la stampa digitale. «Per me sostenibilità significa proprio prendere coscienza e conoscenza di quelli che sono i rischi legati ai prodotti chimici, che purtoppo vengono utilizzati senza capirne il reale pericolo. Purtroppo l’approccio di oggi è il seguente: “Se non so niente, non esiste pericolo”. Nel secolo precedente l’industria chimica ha sfornato tantissime sostanze ed è fondamentale capire l’effetto sulle persone e sull’ambiente. Da qui necessario, l’immane lavoro di studio e di ricerca per comprendere che cosa abbiamo tra le mani». Interessante la tavola rotonda sul comparto tessile pronto a misurarsi con le nuove sfide della sostenibilità che ha dato la parola a Elisabetta Baronio della Csr Sustainability Coordinator, Grazia Cerini direttore del Centrocot, Mario Riva procuratore Besani, Piero Sandroni presidente gruppo merceologico “Tessile e abbigliamento” e il già citato Ugo Zaroli.

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