Ci accuseranno di rigirare il coltello nella piaga. E’ vero, lo stiamo rigirando. Ma non si può sempre far finta di niente di fronte a un sindaco, nella fattispecie Elena Carraro di Lonate Pozzolo, che spara una “bomba” su Facebook, induce chi legge nell’errore (sempre che sia un errore) e, come se nulla fosse, spiega (giustifica) che auspicando, senza specificare il destinatario, “l’estinzione di qualche essere vivente” si riferiva al maleducato che aveva lasciato sulla recinzione di casa sua il “ricordino” prodotto dal cane. Noi, ingenui come siamo, avevamo inteso ben altro, che la sindaca si riferisse, ad esempio, agli oppositori che la criticano o a qualcuno, non meglio definito, del circo locale della politica.
Avremmo dovuto intuire. Come fossimo su Scherzi a parte, vittime dei più classici dei trappoloni. Ma un sindaco è un rappresentante istituzionale, non il conduttore di una trasmissione televisiva di sketch comici. Dovrebbe pensare l’effetto che fa quando dice una cosa, seppure postata sul suo profilo personale e, come afferma la diretta interessata, per parlare soltanto agli amici. Mah.
Saremo pure dei polli, ma qualcun altro fatica a comprendere il proprio ruolo, rischiando di apparire inadeguato. Soprattutto dovrebbe sapere di essere a capo di una maggioranza che di gaffe ne ha già collezionate parecchie, prima cittadina di un paese noto anche per situazioni che hanno impegnato e ancora impegnano forze dell’ordine e magistratura, sindaco chiamato innanzitutto a restare al di sopra di ogni equivoco dialettico, figuriamoci quelli comportamentali.
Sperare nell’ “estinzione di esseri viventi” è una bestialità tale da far accapponare la pelle, in qualunque circostanza la si pronunci. Per questo aveva ragione Hemingway quando scriveva: “Ci vogliono due anni per imparare a parlare e sessanta per imparare a tacere”. Tranne in un caso: parlare per chiedere scusa, dopo tante parole (inutili e fuorvianti) fatte girare a mezzo mondo attraverso la rete. Ma forse chiediamo troppo.