Aborto, Europa e disonestà intellettuale

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Il Parlamento dell'Unione Europea che ha votato a maggioranza la risoluzione sull'aborto

di Guido Bonoldi

La risoluzione votata ad ampia maggioranza in data 11 aprile dal Parlamento Europeo per chiedere al Consiglio Europeo di includere il diritto all’aborto nella Carta dei Diritti Fondamentali della U.E. mi ha profondamente rattristato. Il Parlamento chiede al Consiglio di inserire nella Carta il seguente articolo: “. Ogni persona ha diritto all’autonomia del corpo e all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti, come pure a tutti i servizi di assistenza sanitaria correlati, senza discriminazioni, compreso l’accesso a un aborto sicuro e legale”.

Nel testo della risoluzione che è stato proposto da 83 parlamentari ed approvato con 336 voti a favore, 163 contrari e con 39 astensioni e che presenta l’aborto come un tema di salute sessuale e riproduttiva che riguarda unicamente la donna, non si fa il minimo riferimento al fatto che tale questione coinvolge anche il diritto alla vita del nascituro.

Si cancella un dato di realtà per far “tornare i conti” della propria ideologia, dimenticando che tutti noi siamo stati nascituri: feti, embrioni e proprio all’inizio una cellula chiamata zigote. Considero che ciò costituisca, prima di tutto, una slealtà intellettuale.

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Guido Bonoldi

Inoltre, come medico non posso non essere preoccupato da come viene trattata dalla risoluzione del Parlamento Europeo la categoria professionale alla quale mi onoro di appartenere: i medici vengono infatti considerati come meri esecutori di volontà altrui, che nelle loro scelte non dovrebbero avere il diritto di appellarsi alla propria coscienza e al proprio codice deontologico. Nel testo della risoluzione troviamo questo passaggio “(la risoluzione) condanna il fatto che, in alcuni Stati membri, l’aborto sia negato dai medici e, in alcuni casi, da interi istituti medici, sulla base della clausola di “coscienza”.

Il giuramento di Ippocrate, che costituisce ancor oggi la base del nostro codice deontologico afferma invece “Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto. Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte”. È chiaro che, se il diritto all’aborto diventasse un diritto costituzionale, sarebbe poi molto problematico prevedere per i medici la possibilità dell’obiezione di coscienza.

Da queste brevi note penso emerga chiaramente che personalmente, come cittadino europeo, non mi sento rappresentato dai 336 parlamentari che hanno votato a favore della risoluzione. Domenica 9 giugno si terranno le elezioni per il Parlamento Europeo, non ho ancora deciso per chi voterò ed aspetto di vedere chi saranno i candidati; una cosa è certa, la loro posizione di fronte a questo tema costituirà per me uno dei criteri sulla base dei quali orienterò la mia scelta.

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