Accam nel caos, il piano di salvataggio di Busto e Legnano rischia di saltare

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BUSTO ARSIZIO – Il destino di Accam è sempre più appeso ad un filo. L’operazione di salvataggio della controversa società, che sembrava aver registrato un passo in avanti con la lettera del sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli che apriva alla compartecipazione di Agesp all’investimento prospettato da Amga, rischia di compiere due passi indietro se verrà confermata la sospensione stabilita dall’assemblea dei soci di Amga, che avrebbe dichiarato ormai decaduta la manifestazione d’interesse dello scorso settembre. E a questo punto, i veti politici incrociati che frenano le due amministrazioni di Busto e Legnano potrebbero spingere la società che gestisce l’inceneritore di Borsano verso il fallimento.

Le decisioni di Amga

L’esito della riunione del coordinamento dei soci di Amga avrebbe dovuto essere reso pubblico con un comunicato ufficiale della società, inizialmente atteso per la giornata di oggi, 20 gennaio, ma poi, a quanto pare, slittato a domani, 21 gennaio. Dai rumors che si rincorrono in queste ore, la deliberazione dell’assemblea porterebbe ad una mezza marcia indietro rispetto al percorso avviato negli ultimi mesi per arrivare ad un piano di salvataggio della società che gestisce l’inceneritore di Borsano. La “quadra”, insomma, non c’è ancora, anzi sembra allontanarsi. E, con il tempo che stringe e la situazione finanziaria di Accam sempre precaria, il rischio che si arrivi davvero al fallimento diventa a questo punto un’opzione realistica.

La lettera di Busto

Dopo il confronto di lunedì sera, 18 gennaio, tra l’amministrazione di Busto Arsizio e i gruppi consiliari di maggioranza e opposizione, il sindaco Antonelli aveva messo nero su bianco la disponibilità di Agesp Spa ad accollarsi la sua quota parte di investimento nella Newco da costituire con Accam e Amga. In teoria, un passo in avanti rispetto al piano inizialmente messo a punto da Amga, che prevedeva un investimento da 8 milioni di euro interamente sostenuto dalla società legnanese. Non sarebbe bastato a convincere il coordinamento dei soci di Amga, che però non si è ancora espresso ufficialmente. E che, pur andando verso la sospensione dell’operazione, lascerebbe aperte le porte per proseguire le trattative ed esplorare un nuovo tentativo di salvataggio. Piano che, in ogni caso, una volta messo a punto, dovrà transitare dai consigli comunali per ottenere il via libera definitivo.

Il rischio fallimento

Uno scoglio che potrebbe essere difficile da superare non solo a Busto Arsizio (con la Lega che è per il no ad ogni ipotesi che preveda il mantenimento in vita dell’inceneritore oltre la scadenza del 2027), ma anche a Legnano (dove pochi giorni fa il Movimento dei Cittadini di Franco Brumana ha apertamente chiesto al sindaco Lorenzo Radice di «staccare la spina» ad Accam). Del resto, la società di strada per Arconate e il suo “vecchio” inceneritore non riscuotono grande popolarità. Se Accam fallisce però la partita del ciclo integrato dei rifiuti rischia di sfuggire al controllo: la legge Madia prevede infatti che “nei 5 anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società in controllo pubblico titolare di affidamenti diretti, le amministrazioni pubbliche controllanti non potranno costituire nuove società, né acquisire partecipazioni in società già costituite o mantenere partecipazioni in società qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita”.

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