Accam, cresce la preoccupazione per il futuro. Le assicurazioni risarciranno?

busto incendio accam

BUSTO ARSIZIO – «È il tempo delle scelte drastiche. Indipendentemente dalla strada che si vorrà e si deciderà di percorrere. Su Accam non si può più continuare a traccheggiare ed è necessario a questo punto aprire anche un tavolo con Regione Lombardia». È questo in sintesi l’intervento che il commissario di Forza Italia Gigi Farioli ha messo sul tavolo durante il summit sulla situazione dell’inceneritore che si è tenuta l’altro giorno. Incontro dove, oltre a una serie di questioni delicati, legate anche al post incendio, è emersa in maniera netta la grande preoccupazione.

Summit interlocutorio

Al summit erano presenti il presidente della società Angelo Bellora, i sindaci di Busto e Gallarate, Emanuele Antonelli e Andrea Cassani e i principali partiti che sostengono l’amministrazione bustocca Forza Italia e Lega con il commissario cittadino dei forzisti Gigi Farioli e l’esponente leghista Giuseppe Gorini. Di cosa con precisione si sia parlato durante l’incontro, in realtà, trapela ben poco. Anche perché si è trattato di una riunione preliminare, per mettere sul tavolo anche qualche elemento in più rispetto alla situazione conseguente all’incendio, ai danni procurati, alle procedure in atto in questi giorni per continuare a smaltire rifiuti.

Quadro a tinte fosche

Da quel che si può ricostruire, la situazione è di estrema delicatezza. Il rogo che ha compromesso le turbine, infatti, è stato un imprevisto chiaramente non calcolato. E che ha riaperto il vaso di Pandora dei dubbi che da decenni aleggiano sull’inceneritore di Borsano. E che è accaduto in un momento complicato, ovvero in una situazione di poca chiarezza sulla gestione in house. Dichiarata non attuabile, poiché non sussistono i parametri fissati dalla legge Madia.

Un bel pasticcio, che rimette in discussione tutto l’assetto contrattuale con i soci conferitori, ovvero i Comuni, costretti a indire le gare d’appalto per lo smaltimento di rifiuti. Passaggi burocratici, che in questo momento non hanno alcuna ricaduta sugli utenti. Ma che rendono il percorso sempre più complesso.

Contraddizione da risolvere

Inoltre, palazzo Gilardoni ha un nodo tutto suo da risolvere sulla questione Accam. Ovvero la dissonanza tra la data di chiusura fissata per il 2027 nel piano industriale, e la data di scadenza del contratto di affitto del terreno, che invece dovrebbe avvenire nel 2025, ovvero due anni prima la fine dell’attività. Sempre sull’area rimane aperta anche la grande partita della bonifica, per la quale occorre dire, la società negli anni dovrebbe aver accantonato una quota da destinare al risanamento del terreno su cui sorge l’inceneritore.

Investimenti, danni e assicurazione

La stima dei danni è tutt’ora in via di valutazione. Di certo non si tratta di bruscolini. Ma le conseguenze delle fiamme stanno costringendo la società a rivedere le strategie. Anche in relazione al fatto che per l’anno in corso, nel piano industriale approvato, erano già stati programmati circa 5 milioni di euro di investimenti. Buona parte di questi destinato al forno e alle linee di smaltimento. A questi si dovranno aggiungere gli euro per rimettere in funzione le turbine e, calcolo ancor più complesso, i soldi spesi in queste settimane di stop per continuare a garantire il servizio appoggiandosi alla rete di mutuo sostegno. Oltre ai mancati introiti per via del fermo dell’impianto di queste settimane. E a conti fatti, una volta tirate le somme, entreranno in gioco anche le assicurazioni, che valuteranno danni ed eventuali risarcimenti. Anche questi tutti da calcolare.

accam preoccupazione futuro assicurazioni – MALPENSA24