Al commissariato di Legnano una “stanza rosa” per le vittime di violenza di genere

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LEGNANO – Mobili colorati, cuscini, giocattoli, perfino una cesta di pupazzi. Non è la camera di un bambino o la sala d’attesa di un pediatra, ma la stanza ricavata nel commissariato di Legnano nell’ambito del progetto “Una stanza tutta per sé” (nome derivato da un libro di Virginia Woolf) per realizzare uno spazio protetto destinato ad audizioni riservate alle vittime di violenza di genere, siano esse donne o minori. L’ambiente, frutto della collaborazione avviata dalla Polizia di Stato con il Soroptimist International Club Busto Arsizio Ticino Olona, è stato inaugurato oggi, giovedì 23 novembre, dal procuratore capo di Busto Arsizio Carlo Nocerino, dal questore di Milano Giuseppe Petronzi, dal vicequestore a capo del commissariato di via Gilardelli Ilenia Romano e dalla presidente del Club Marina Re (nella foto in alto, da sinistra) alla presenza di rappresentanti delle istituzioni locali, dell’ospedale e delle associazioni di tutela delle donne che operano sul territorio (sotto).

Denunce in forte aumento

«Si tratta di un ambiente empatico, confortevole, domestico – ha esordito Romano – con colori e arredi tali da agevolare chi racconta di essere stato vittima di abusi e soprusi. Abbatte le barriere ed evita il processo di vittimizzazione secondaria». Secondo i dati resi noti dalla stessa dirigente del commissariato, a Legnano nei primi dieci mesi di quest’anno si sono rivolti in 63 per denunce che in 11 casi hanno portato all’ammonimento del questore per violenza domestica, 7 per maltrattamenti, 3 per atti persecutori e a un indagato per violenze sessuali; una persona è stata arrestata per maltrattamenti in famiglia, un’altra per violenza sessuale. Le denunce di queste tipologie di reati, ha sottolineato Ilenia Romano, hanno registrato un forte aumento rispetto al 2022, «segno che le vittime denunciano sempre più spesso».

Nocerino: «Periodo drammatico, 2,5 denunce al giorno»

Nocerino ha sottolineato «l’incredibile coincidenza dell’inaugurazione di questa struttura con un periodo drammatico, segnato da fatti come quello che ha visto vittima Giulia Cecchettin. È un momento di amarezza e di riflessione per tutti, dobbiamo battere tutte le strade per cercare almeno di combattere questa maledettissima piaga, che mi fa vergognare come maschio e che mi appare incomprensibile. Come padre di due giovani, ho preso a cuore questa vicenda. L’importante è cercare di chiarire il cortocircuito che scatta nella nostra psiche e che non ci fa accettare il rifiuto, l’abbandono, una scelta in contrasto con le nostre».

Il procuratore capo del Tribunale di Busto ha ricordato i progressi fatti nel contrasto alla violenza di genere con il codice rosso, la banca dati Scudo e il braccialetto elettronico. Nella sua circoscrizione, che conta 900.000 abitanti, lavora un dipartimento che si occupa di questa tipologia di reati e conta 5 magistrati sui 10 effettivi degli 11 in organico («ma ce ne dovrebbero essere 16»). E ha poi snocciolato altri dati: in un anno, fino alla scorsa estate, sono pervenute quasi mille denunce – In media 2,5 al giorno – per maltrattamenti in famiglia (436), violenza sessuale (77), stalking (264) e lesioni all’interno del nucleo familiare (155). «Ce n’è abbastanza per dire che queste violenze per il nostro territorio sono un fenomeno di pari drammaticità dello spaccio nei boschi».

Petronzi: «Tanti input negativi nelle relazioni» 

Marina Re ha ricordato che in Italia sono state aperte più di 200 stanze come quella di Legnano «dove le donne possono cominciare una nuova vita. La vicenda di Giulia ha sollevato un velo sull’incapacità dei giovani di accettare delusioni e sconfitte, una riflessione che dobbiamo fare tutti, genitori e semplici cittadini. Credo che questo problema si possa risolvere con la collaborazione di tutti».

Per Petronzi «il nostro compito è individuare settori di fragilità verso cui adattare le nostre strutture. Occorre una visione olistica dell’essere umano, come quella di un medico di base, per individuare tutti gli elementi per ascoltare e combattere questi fenomeni. Ogni volta che ne veniamo a conoscenza c’è il fattore sorpresa, e meno male: mi auguro che ci sorprenderemo sempre, perché il mio timore è che ci possiamo assuefare a tutto, al linguaggio violento, a tribune politiche dove il confronto si svolge con toni alti, mentre dobbiamo rimettere al centro l’essere umano.

«Con gli strumenti di cui tutti oggi disponiamo – è stata l’analisi del questore di Milano – le relazioni si sono decuplicate ed elaboriamo molte più informazioni, spogliandole degli aspetti emotivi che comporta il linguaggio. Se parlo di nichilismo e di bullismo non esprimo un’opinione da “boomer” ma affermo la necessità di preservare il valore della relazione personale, il modo di guardarsi negli occhi e di essere presenti dove stiamo, quando invece ci “degeolocalizziamo” spesso, stiamo insieme ma non lo siamo. La stanza inaugurata oggi ci permette di cogliere ogni segnale, senza perdere il linguaggio e l’umana capacità di relazione».

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