“Ecco L’uomo”, ad Albizzate le vite ai margini del libro di Caforio e Pascarella

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VARESE – In un momento in cui tanti cercano di mostrarsi belli, ricchi e felici sui social il libro “Ecco l’uomo” attraverso gli scatti getta invece luce su un volto diverso della provincia di Varese, fatto di vite invisibili e ai margini della società. «È questo il senso di tutta l’operazione», ha spiegato Silvestro Pascarella, giornalista del quotidiano “La Prealpina” e autore dei testi che accompagnano il racconto visivo del fotografo professionista Davide Caforio. «Quello che abbiamo svolto è stato essenzialmente un lavoro di documentazione e descrizione, al quale sono stati aggiunti dei brevi scritti che hanno raccolto le emozioni e le impressioni suscitate dalle persone che abbiamo incontrato».

Lo spazio di tempo in cui si passa a un semaforo

«Il libro è nato in maniera abbastanza spontanea, sulla scia dei servizi di approfondimento che abbiamo dedicato ai fenomeni dell’immigrazione e della povertà nel nostro territorio», ha raccontato Pascarella. «È diviso in capitoli, in base alle diverse persone in cui di volta in volta ci siamo imbattuti». Le toccanti fotografie di Caforio, che danno l’impronta all’intera opera, rivelano i ritratti di «clochard, profughi, minoranze come i sinti e tante altre realtà che di solito non vediamo, se non in quello spazio di tempo in cui passiamo a un semaforo. Non si sa che esistono all’interno della città – dove invece abbiamo il nostro mondo e le nostre certezze – vivendo in maniera differente». Nel corso della ricerca, durata due anni, i giornalisti hanno incontrato a più riprese i protagonisti di “Ecco l’uomo”: «Ogni volta ne scoprivamo di nuovi. E ogni volta ci facevamo raccontare le loro storie».

Il secondo libro insieme dopo il viaggio in Afghanistan

«Il nostro libro, che ha raccolto il sostegno della cooperativa 4Exodus, è stato però sfortunato: è uscito prima di Natale, quindi, a causa della pandemia, non è stato possibile fare la promozione. Verrà finalmente presentato ad Albizzate domani, venerdì 18 giugno, alle 21 nella sala Guido Reni grazie a associazione Volarte Italia guidata da Adelio Airaghi. Speriamo anche in una visita di don Antonio Mazzi, che è stato molto entusiasta del progetto, rimanendo estasiato di fronte alle foto e auspicando altre iniziative dello stesso tipo». Per Pascarella, autore di “The day after – Diciassette giorni per venticinque studenti”, libro sulle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016, è il secondo volume pubblicato insieme a Caforio dopo “La rivoluzione della verità”: «Ha avuto origine da un viaggio che abbiamo fatto in Afghanistan nel 2013 e descrive le contraddizioni del mondo islamico, viste però in una prospettiva svincolata da pregiudizi e convenzioni».

Storie non a lieto fine

«In “Ecco l’uomo” – ha sottolineato Pascarella – abbiamo voluto descrivere la realtà cercando di intervenire il meno possibile. Le parole associate alle fotografie sono quindi quelle necessarie, non c’è nessun bisogno di esagerare. E, nell’ambito di queste poche parole, sono stati creati dei piccoli racconti: per esempio quella di Enrico, un accumulatore seriale che vive al limite dell’umano. O quella del clochard di origini rumene che aveva come casa l’ex deposito delle ferrovie di Gallarate: un giorno, purtroppo, hanno chiamato la redazione per avvisarci della sua morte, avvenuta per il freddo e gli stenti. Per noi è stato molto brutto, perché più volte ci aveva parlato delle sue vicende. Spesso si tratta di storie che non sono a lieto fine ma, nonostante la loro brutalità, ci hanno insegnato molto».

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