Alla sinistra rimane il campo giochi

lodi sinistra campo giochi

di Massimo Lodi

Ha voglia Prodi di sgolarsi perché il centrosinistra diventi ragionevole; e replichi l’esperienza dell’Ulivo che fu, correggendone gli errori; e capisca l’indispensabilità d’un patto unitario, se vuole competere col centrodestra. Nessuno gli dà retta. Può per caso capitare un episodio favorevole (vedi Sardegna, dove i progressisti divisi han vinto a causa dei conservatori, FdI e Lega, più divisi di loro), ma il trend rimane un altro. Ne dà conferma la vicenda lucana, una tragicommedia di candidature che finisce con l’istituzione del campo largo non a sinistra e invece a destra: lì confluiscono Renzi e Calenda, affiancandosi a Meloni, Tajani, Salvini. Un suicidio perfetto/ridicolo, tanto varrebbe neppure partecipare al voto, essendone scontato l’esito.

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Massimo Lodi

Quali le ragioni di tanto farsi male? L’individualismo esasperato, lo zero senso della realtà, il distacco fra rappresentati e rappresentanti. Conte che vuol essere lui e solo lui a federare quest’area e candidarsi presidente del Consiglio alle prossime politiche; Schlein che fa un passo avanti e due indietro nella scelta d’una linea chiara, di traiettoria lunga, del Pd; Renzi, Calenda e il resto della carovana che sono fedeli solo all’infedeltà verso i rispettivi umori. Poi ci si mettono pure gl’imprevisti più clamorosi di quelli routinari. Roba di oggi. L’ex governatore della Basilicata Pittella dichiara: per Pd e M5S dovevamo morire come gli ebrei. Seguono le affannate scuse, ma l’indicibile è detto. E il riflesso popolare testimonia: come fidarsi di gente così? Risultato: una quota, forse minima, dei delusi indirizzerà il suo consenso verso lo schieramento avverso; una quota, forse massima, rinunzierà ad esprimerlo. Poi ci si meraviglia dell’astensionismo in crescita.

Un tale, acrobatico masochismo riesce persino più riuscito delle pulsioni autolesionistiche dentro il governo, dove i ministri Tajani e Salvini si concedono pareri alternativi sulle elezioni in Russia. Il primo afferma che sono state caratterizzate da pressioni forti e anche violente: “Abbiamo visto le immagini dei soldati nelle urne, non mi sembrano scene rispettose dei criteri in uso da noi”. Il secondo sostiene che bisogna prender atto del risultato della consultazione “Quando un popolo vota ha sempre ragione”. Aggiunge, levigando successivamente il giudizio, la speranza di un 2024 anno della pace.

Ce ne sarebbe abbastanza per focalizzarsi in esclusiva su questa differenza di valutazione a destra. Ma a sinistra, resi noti quattro comunicati di prammatica, sono impegnati in fanciullesche liti di cortile che reclamano un impegno totale. Il campo giochi.

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