Apollonio da tutto esaurito per Elio e le Storie Tese. La «colonna» Vittorio Cosma

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VARESE – «C’è un neo in questa serata. Come quello sul volto di Cindy Crawford, ma comunque un neo: qualcuno ha detto “bis”»: Elio ha così ammonito ironicamente ieri, sabato 9 dicembre, il pubblico che applaudiva in piedi in un Teatro di Varese da tutto esaurito e gli ha risposto con diversi «allora tris» e i sempreverdi “Forza Panino». «Una parola sgradita nel mondo della cultura, a cui non siete ancora abituati», ha spiegato il frontman delle Storie Tese che hanno offerto quasi due ore e mezza di concerto con Vittorio “Carmelo”/ “Don Vittorino” Cosma, musicista e compositore di Comerio, «nuova colonna» della band.

Viaggio nella “Terra dei cachi”

Il live del tour “Mi resta un solo dente e cerco di ‘riavvitarlo’”, in cui la voce di Elio si è intrecciata con quella di Paola Folli e che ha avuto come protagonista, per numero di estratti, l’album “Italyan, Rum Casusu Çikti”, si è aperto tra musica d’organo, cori di chiesa e inviti a pregare, ricordando che se «Marco Mengoni, Mr. Rain, Massimo Pericolo, Sferaebbasta, Baby Gang, Simba La Rue, Kappa 24K e Niko Pandetta cantano tutti per Cristo», così fanno anche Elio e le Storie Tese: dopo “Unanimi” e “La terra dei cachi” il viaggio è proseguito con “Arriva Elio” e una “Uomini col borsello (Ragazza che limoni sola)” coronata dallo spettacolare assolo di chitarra di Cesareo. È stato invece un blues di Faso ha introdurre il personaggio di Supergiovane, seguito dell’entrata in scena, con uniforme d’ordinanza, di Mangoni che si è poi esibito nelle vesti di “Nonno di Blanco” in un’intensa cover di “Brividi”, canzone vincitrice di Sanremo 2022.

Da sinistra: Carmelo, Faso, Meyer, Cesareo, Elio, Paola Folli e Jantoman

Razzismo e integrazione

L’entrata a pieno titolo del gruppo nel mondo della cultura è avvenuta per occupazione di posti liberi: «Ormai ce n’erano tanti vuoti per la gente che non c’è più». E la tradizione ne è una parte importante, come ha dimostrato il liscio romagnolo di “Valzer transgenico”, così come la narrativa, con la favola del “Cardellino alcolizzato”. Il numero – 150mila – di incontri quotidiani tra prostitute e clienti a Milano è l’occasione per eseguire il trittico “Pork & Cindy”, “Servi della gleba” e “La follia della donna”. «Libero ha rivalutato la repubblica di Salò, la fiamma tricolore, l’aeromodellismo e i mobili in formica: perché allora non rivalutare il razzismo?»: nel mirino delle Storie Tese è finita la minaccia per «le nostre donne» rappresentata da francesi, tedeschi, cinesi, rumeni e…italiani. «Integrazione a tutti gli effetti: basta che ognuno la faccia a casa propria» le parole d’ordine che hanno salutato una “Parco Sempione” scandita dal battito di mani dei presenti e i suoni world di “Cameroon”.

La gioia di noi giovani

Sono «assoli di nacchere virtuosistici» quelli compiuti dalla cozza ammaestrata dell’omonima favola, ma che il batterista Christian Meyer ha saputo riprodurre alla perfezione, armato di un solo charleston posto di fronte alla tastiera di Jantoman.
Tra gli altri temi affrontati il problema degli omicidi causati da un’errata interpretazione del cognome, con il funk di “Gimmi I.”, il consumo di bamba della “Storia di un bellimbusto” introdotta dal diverbio interpretato da Carmelo e Cesareo, fino alla spiegazione – chiesta con forza da Faso – del finale della storia del “Vitello dai piedi di balsa”, che ha inoltre visto due emuli del protagonista aggirarsi in sala: una “reprise” con Mangoni nuovamente in azione in panni agresti. Prima della tradizionale conclusione con “Tapparella”, “Urna”, “Born to be Abramo” ma soprattutto una “Arrivederci” in cui «la gioia di noi giovani, si sa, è saltare, brasare, fornire, forgiare e irrompere in un bagno a Varese.

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