Al Sociale di Busto “Ci vuole orecchio”. Sold out per la Milano di Jannacci ed Elio

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BUSTO ARSIZIO – «Il teatro, per il pubblico, è una parentesi fastidiosa tra le chiacchiere prima che inizi lo spettacolo e la pizza alla fine. Per rilanciarlo propongo di spostare le poltrone dalla platea al bar, il suo spazio più importante». Questo è stato solo uno dei tanti intermezzi comici tra le canzoni interpretate da Elio ieri, sabato 28 gennaio, nell’omaggio a Enzo Jannacci andato in scena a Busto; ad accompagnare l’artista milanese sul palco di un “Delia Cajelli” da tempo sold out c’era la band formata da Alberto Tafuri (pianoforte), Martino Malacrida (batteria), Pietro Martinelli (basso e contrabbasso), Sophia Tomelleri (sassofono) e Giulio Tullio (trombone).

Il traffico in fuga e il Banksy di Lambrate

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Sono stati “Saltimbanchi”, “Ci vuole orecchio”, brano che dà il nome allo spettacolo con la regia di Giorgio Gallione, e “Silvano” i classici di Jannacci che hanno aperto il concerto in cui a pezzi che hanno fatto la storia della canzone italiana si sono alternate storie surreali ambientate a Milano come quella – messa in risalto dalla batteria di Malacrida – del traffico della metropoli lombarda che, stanco a sua volta del traffico, decide di fuggire in campagna ma riesce solo a provocare un maxitamponamento. Dopo il tango di “Aveva un taxi nero” è stata presentata la tormentata vicenda del «Banksy di Lambrate»: l’apparizione su un muro della misteriosa scritta “Margherita, perchè?” – «non un dubbio estremo sulla pizza», ha sottolineato Elio – seguita dalla risposta “Lo sai perché”, cambio di ruolo da carnefice a vittima dell’insensibilità maschile. Fino alla nuova epigrafe “Non vivo senza te”; pene d’amor perduto a cui si è sostituita un’iscrizione “Forza Milan”.

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Volgarità contro ingiuria colta e raffinata

Se tra “La luna è una lampadina” e “T’ho compraa i calzett de seda” è stata raccontata «la fiaba della buonanotte» dell’autoarticolato che, volendo diventare ricco e famoso, dopo aver provato a partecipare a vari concorsi televisivi finisce in un’ardente lovestory con il furgone di Stranamore, prima della celebre “L’Armando” si è svolta una contesa tra Martinelli e l’ex frontman delle Storie Tese. Alle «volgarità» del «giovane» è stata contrapposta «l’ingiuria colta e raffinata, la perifrasi, di cui si sta perdendo il gusto: siamo in una bella casa di piacere», ha spiegato Elio citando Kurt Vonnegut e Umberto Eco. E l’ampia lista di varianti, ognuna per uno specifico sport dal nome inglese, che il cantante si è visto enumerare dal commesso dopo aver chiesto un paio di scarpe da ginnastica ha ispirato l’invenzione di nuove discipline calzaturiere. Back walking, snake walking, stopping o sleeping: un elenco che, ornato dal sax di Tomelleri, si è concluso con “El purtava i scarp de tennis”.

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“L’importante è esagerare” per il bis

Il teatro dell’assurdo di “Ci vuole orecchio” è proseguito, tra “Faceva il palo”, “Son s’cioppàa” e “Parlare con i limoni”, con le storie della mucca che fa irruzione in banca ma la sua rapina fallisce perché riesce a dire solo “muuu” e del ristorante più multietnico di Milano, che ogni sera propone i piatti del popolo che quel giorno è riuscito a impadronirsi della cucina. «Non c’è prosa senza spine», ha ammonito Elio prima della conclusione con “Vivere”, “Quando il sipario calerà” e “Rido”. Ma i presenti in sala, tra cui c’era anche la vicesindaco e assessore alla Cultura Manuela Maffioli, hanno richiesto il ritorno dei musicisti sul palco. «Il bis va fatto, se tra il pubblico c’è almeno uno dice questa parola», ha dichiarato Elio che, prima di attaccare per il finale con il boogie woogie di “L’importante è esagerare”, ha rivolto il suo saluto a Busto Grande.

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