Besnate, ospedale unico: «Salviamo la sanità riportandola sul territorio»

besnate ospedale busto gallarate

BESNATE – «L’ospedale unico di Busto e Gallarate avrà un impatto enorme non solo sulle due città, ma su metà della provincia di Varese»: nella convinzione che quindi la cittadinanza ad ampio raggio debba essere informata su ciò che accade nella sanità del Varesotto, l’amministrazione di Besnate ha organizzato un incontro sull’ospedale unico e le implicazioni attuali e future ad esso correlate. A parlarne, ieri 3 marzo, sono stati, insieme al sindaco Giovanni Corbo, il direttore generale dell’Asst Valle Olona, Eugenio Porfido, e il consigliere regionale Samuele Astuti, membro della Commissione Sanità.

Punto di riferimento

I temi, inevitabilmente, sono tanti. Perché il polo unico non è “soltanto” un nuovo ospedale, di cui l’iter è stato avviato. Si parla infatti «di un intervento che nella sua fase realizzativa durerà 8 anni» per questo bisogna «lavorare e investire, nel frattempo, su due poli di Gallarate e Busto – secondo Astuti – perché siano già ora punti di riferimento per il territorio, in modo che sgravino poi il futuro ospedale unico da diverse prestazioni». L’ospedale unico che dovrebbe sorgere nei terreni del quartiere di Beata Giuliana di Busto raccoglierà l’utenza «mediamente di centomila accessi annui» dei due poli, ma questo non significa che «sarà una mera somma di due ospedali. A partire dai posti letto: dei mille totali di ora – di cui effettivamente se ne usano 850 in media – arriveremo a 700» spiega Porfido. Perché è presto detto: «Andiamo incontro continuamente a miglioramenti nella medicina. Che vuol dire degenze più brevi».

Riportare la sanità sul territorio

Il nuovo polo, moderno e all’avanguardia, sarà così «un’attrattiva per i medici e gli specializzandi: alla loro fuga che – attenzione – non è un problema solo di Busto e Gallarate – si può rimediare. Con borse di ricerca e nuovi bandi che anticipino il pensionamento della maggior parte dei medici attuali, nei prossimi anni». Altro nodo cruciale, il pronto soccorso «da cui dipende il funzionamento di tutta la struttura» che bisogna alleggerire dagli accessi «evitabili, quei codici bianchi che sono il 40 per cento degli accessi» smistandoli su altre strutture «per riportare la sanità sul territorio con i Presst e i Pot». Il futuro della sanità del Varesotto e di tutta la  Lombardia, conclude Astuti, paradossalmente «non sta nel concentrarsi sugli ospedali, come è stato fatto in questi anni dimenticando la medicina di territorio. Se vogliamo salvare anche gli ospedali e non renderli degli enormi pronto soccorso, dobbiamo riportare le prestazioni sanitarie sui territori».

LEGGI ANCHE:

besnate ospedale busto gallarate – MALPENSA24