Porfido, dg dell’ospedale di Busto: «Ecco come “guarire” il pronto soccorso»

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BUSTO ARSIZIO – «Ripartire dal pronto soccorso. Dai problemi del pronto soccorso. Perché ci sono, non bisogna nasconderli e vanno affrontati. Ma per risolverli, tutti lo devono volere davvero. Anche i medici». Ma la volontà non basta. «Serve anche qualche sacrificio, servono professionisti e serve mettersi nell’ottica che tutti, anche i medici, devono rinunciare a qualcosa». Eugenio Porfido, direttore generale dell’Asst Valle Olona ieri sera, martedì 27 febbraio, ha partecipato alla commissione comunale dedicata alla Sanità. Ha ascoltato l’interrogazione del Pd illustrata da Valentina Verga, le risposte dell’amministrazione rispetto all’ospedale unico, gli interventi dei consiglieri relativi ai problemi che affliggono l’ospedale di Busto Arsizio e poi ha messo sul tavolo, non la soluzione, ma una direzione da imboccare per raggiungere un obiettivo: fare del pronto soccorso di Busto e di Gallarate il fulcro attorno al quale ruota il sistema ospedaliero cittadino. Oggi diviso, ma un domani riunito in un’unica e nuova struttura.

Consapevolezza dei problemi e dei punti di forza

Eugenio Porfido non è quel tipo di dirigente a cui piace dispensare sogni. E’ persona concreta. Pratica. Clinico di formazione, che nel corso della carriera ha imboccato la strada dirigenziale senza dimenticare da dove è partito. E quindi conosce ciò che avviene al di qua e al di l à della barricata. Insomma, in oltre un’ora di commissione, ha dato la sensazione di saper dove mettere le mani. Ma soprattutto di volerle mettere. E oltre alle mani, anche la faccia. Partendo dal tallone d’Achille del sistema, il pronto soccorso. Senza nascondere i problemi, ma anche sottolineando il punto di forza di un comparto strategico e da anni nell’occhio del ciclone.

Una forza fatta di numeri, ovvero «dai 60 mila accessi annui che regista il ps di Busto e dai 55 mila di quello di Gallarate. Numeri importanti che non nascono a caso. Ma anche grazie ai professionisti medici che vi lavorano». Che al momento però sono pochi. Troppo pochi rispetto alle necessità e al fatto che si debba far diventare quel motore un propulsore performante. «Se funziona il pronto soccorso, funziona tutto l’ospedale – ha spiegato – certo risolvere le criticità di Busto, che sono differenti da quelle di Gallarate, non sarà semplice. Bisogna invertire la rotta. Ma tutti – ha detto in maniera inequivocabile – lo devono volere».

Una squadra una mission

Rendere più appetibile il percorso professionale nel pubblico e rivedere il modello organizzativo sono le due leve sulle quali il dg Porfido intende agire. E per farlo nei prossimi giorni darà vita a a un gruppo di lavoro composto da direttore sanitario, direttore del pronto soccorso, direttore del dipartimento, direttore del Sitra e direttore dei servizi sociali. Una squadra, una mission: riorganizzare il sistema del ps. «Che soffre perché per anni si è cercato di tamponare una serie di situazioni che hanno azzerato la pianta organica del ps al punto che oggi non ci sono più medici». In altre parole è stato ridotto il numero dei professionisti “a vantaggio” dei vari reparti.

Il punto di ripartenza

«Punto sui professionisti – ha detto Porfido – per ricostruire l’autorevolezza del pronto soccorso. Per tornare a farlo funzionare come dovrebbe è fondamentale avere professionisti e personale infermieristico. Possibilmente giovane, motivato, con voglia di rimboccarsi le maniche e capace di ricostruire anche un clima che oggi si è smarrito e non esiste più. Il pronto soccorso spesso è considerato terra di nessuno. Invece, bisogna tornare a spiegare che significa casistica, perché e lì che si impara». Non solo, Bisogna anche cambiare ottica, ovvero dare una certa continuità, che tradotto significa: «Il ps non può più essere un corpo quasi a sé dal resto dell’ospedale. E questo raccordo lo possono costruire i medici. Meglio ancora, punterò sui percorsi professionali affinché l’attività del ps sia legata a quella dei reparti. In tal modo paziente e medico avranno una continuità e di questo beneficerà l’intero sistema».

Ma il funzionamento è anche una questione logistica. «Lavoreremo anche su questo aspetto – ha spiegato il dg – A maggio verrà spostata la Cardiologia, che passa al VII piano liberando il così il II, che metteremo a disposizione del pronto soccorso». Rimedi a breve e medio termine che però vanno contestualizzati anche nel futuro. E per comprendere il disegno del nuovo dg occorre tenere in considerazione quanto sta accadendo a Gallarate.

«Qui le criticità sono altre. Stiamo lavorando sulla gestione del conflitto, ad esempio». Insomma sia a Busto che a Gallarate, si lavora per risolvere le problematiche contingenti, ma anche per sperimentare sistemi e metodologie che, con l’avvento dell’ospedale unico, dovranno poi essere integrati. Certo nessuno ha la bacchetta magica. Nemmeno Porfido, il quale è ben consapevole che ci sono poi falle non imputabili al sistema ospedaliero locale, ma ben più grandi. Prima tra tutte quella della carenza degli specialisti.

Le reazioni della politica

Grande la soddisfazione del sindaco Emanuele Antonelli: «Conosco Porfido perché in queste settimane ci siamo incontrati più volte e parlato dei problemi che ci sono, poiché non è vero che, come sostiene qualcuno, non mi interessa la salute dei cittadini. Questa sera (ieri ndr) ho visto un dg combattivo, concreto, che conosce i problemi e sa come risolverli. Ho apprezzato quanto ha detto, ovvero che nei momenti di emergenza bisogna rimboccarsi le maniche ed essere disposti a rinunciare a qualcosa».

Il più critico e oltranzista è stato il consigliere forzista Livio Pinciroli che ha detto a chiare lettere che il pronto soccorso di Busto ha perso autorevolezza e, per usare un eufemismo, non è il massimo nel panorama della sanità locale. Critico, ma soft, è stato Luca Castiglioni di Busto al centro. Pronti ad accettare la sfida messa sul tavolo da Porfido due consiglieri medici: Maria Angela Buttiglieri e Michela Provisione, che ha concordato sul fatto che una delle priorità è quella di ripristinare un’atmosfera lavorativa vivibile. Parole di soddisfazione anche dalla consigliera dem Valentina Verga: «Il confronto avuto e le risposte date hanno dimostrato che avevamo visto giusto. Convocare questa commissione era, oltre che doveroso, anche necessario. Per fare il punto sull’ospedale unico, ma anche per capire come l’azienda intende muoversi per risolvere i problemi contingenti. Insomma la nostra interrogazione ha avuto il merito di portare sul tavolo il tema. Sappiamo che la situazione è complessa, ma per quel che ci compete continueremo a monitorare».

E l’ospedale unico?

Si farà. La Regione ha dato il via libera alla promozione dell’accordo di programma. Il Comune di Busto ha già spedito a Milano tutta la documentazione necessaria e ha chiesto due cose: che sul tema viabilistico venga fatto uno studio più ampio dell’impatto infrastrutturale poiché il bacino coinvolto è molto grande e che le attuali strutture, se non tutte, almeno in gran parte continuino ad avere una funzione pubblica e se possibile sanitaria. Anche l’azienda ospedaliera ha fatto i passi che le competono, iniziando a delineare l’idea di quello che potrebbe essere il nuovo ospedale. Ma anche qui Porfido ha confermato di badare al sodo: «La fase cruciale arriverà al momento della progettazione. E’ lì che si delinea la struttura e per adesso siamo ancora lontani».

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