Bianchi: «Fatto il possibile. A Galimberti chiederemo la presidenza del consiglio»

VARESE – Primo, chiederemo a Galimberti che venga data la presidenza del consiglio comunale a un esponente dell’opposizione. Vediamo cosa risponde il sindaco. Così capiremo se davvero ha intenzione di coinvolgere le minoranze. Secondo, ogni segretario di partito della coalizione cerchi di capire chi tra gli eletti sceglierà di rimanere in consiglio e chi invece darà le dimissioni. Questo per capire come costruire un percorso di opposizione, poiché ho l’intenzione di restare. E non bisogna commettere gli errori del passato, altrimenti i si ritrova di nuovo, tra cinque anni, a individuare, il leader del centrodestra».

Matteo Bianchi parte col fissare un paio di paletti durante la prima riunione (martedì 19 ottobre) con gli alleati nella sede del Carroccio al Garibaldino. Un incontro per leggere i dati, «anche se non c’è molto da dire, perché credo che abbiamo fatto tutto il possibile», ma anche per impostare un percorso di ripartenza e ricostruzione.

Il tema dei 1.000 voti in più per Galimberti

«Non voglio pensare allo scenario meno trasparente, ovvero quello di gruppi più o meno organizzati che sono finiti nell’abbraccio di Galimberti – dice Bianchi – questo sarà un tema che approfondiremo nei prossimi giorni o che forse capire con il proseguo dell’amministrazione Galimberti. Di certo, quei mille voti non arrivano dalla Spirito Santo. O forse sì».

Bianchi difende Salvini, ma parla come Giorgetti

«Abbiamo perso di fronte a un sindaco uscente – dice Bianchi – e lo scenario nazionale non è stato favorevole, ma a Varese non abbiamo sfigurato». Ma il dato è che Matteo Bianchi ringrazia Matteo Salvini per il sostegno, ma alla fine parla come Giancarlo Giorgetti.

E alla domanda se la linea nazionale della Lega sia in discussione dopo i risultati del Carroccio a Varese e negli altri Comuni al voto dice: «Sono orgoglioso del sostegno di Salvini e Giorgetti. Sono loro che mi hanno chiamato in questa avventura. Il dibattito dentro la Lega? C’è da sempre. Ricordo nel 1994 la diatriba tra Bossi e Maroni sull’uscita del governo». E ancora sul cambio del leader del Carroccio: «Lo decideranno i congressi. A chi parla di Zaia o Fedriga dico che i nostri governatori e i nostri ministri sono stimato dentro e fuori il nostro partito. Ma la Lega non mette mai in discussione il leader prima del congresso. E lo dico da leghista che è entrato in Lega conBossi, è rimasto con Maroni e ora con Salvini». E sempre sul piano nazionale: «La Lega non è confusa. E’ convinta al governo con Mario Draghi. Abbiamo fatto una scelta vincente e che continueremo a sostenere in parlamento».