Bocciata in Consiglio regionale la mozione di sfiducia contro l’assessore Gallera

MILANO – Bocciata la mozione di sfiducia del PD all’assessore al Welfare Giulio Gallera. In Consiglio regionale la maggioranza di centrodestra è compatta in difesa dell’esponente della giunta Fontana finito nel mirino delle opposizioni. «Io ho la coscienza a posto e sono qui a difendere il lavoro dell’unità di crisi e di medici, infermieri e operatori sanitari» ha dichiarato Giulio Gallera nel suo intervento nell’aula del Pirellone. Ma è polemica sui segni di riconoscimento comparsi su alcune delle schede del voto segreto.

La votazione

Il Consiglio regionale della Lombardia ha bocciato, a scrutinio segreto, la mozione di sfiducia all’assessore lombardo al welfare, Giulio Gallera, con 49 no, 23 sì e 2 astenuti. Durante la discussione in aula ha dichiarato la sua astensione il consigliere di +Europa Michele Usuelli mentre la consigliera di Italia Viva Patrizia Baffi non ha partecipato al voto. Durante la votazione Niccolò Carretta di Lce, come consigliere di minoranza, e il consigliere Giovanni Malanchini della Lega hanno segnalato per il verbale diverse modalità di segno sulla scheda per esprimere il proprio voto. Il consigliere del Pd Pietro Bussolati ha chiesto di ripetere il voto perché «è un reato rendere le schede riconoscibili». Il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi ha affermato che sarà messo a verbale. Il capogruppo PD Fabio Pizzul lo definisce «un trucco truffaldino», mentre il M5S parla di «occasione persa». Ma dal centrodestra sono giunte critiche all’azione di forza delle opposizioni: «Con il voto di oggi auspico che anche gli esponenti del Pd e del M5S smettano di speculare politicamente e si impegnino in maniera attiva per il bene della nostra regione» afferma Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia. E Viviana Beccalossi (gruppo misto) parla di «clamoroso autogol del PD». Ieri, 3 maggio, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana aveva definito contraddittorio e inqualificabile l’attacco dei Dem a Gallera e al suo staff: «Una vergogna, anche perché si tratta di persone di grandissima qualità, che hanno passato giorno e notte in Regione per dare risposte a quello che succedeva e alcune hanno anche perso la salute, come il direttore generale che è stato in ospedale per 15 giorni».

Muro contro muro

È durato lo spazio di poche ore il clima di collaborazione bipartisan che aveva caratterizzato la discussione sul progetto di legge per il Piano Marshall della Lombardia, approvato all’unanimità dal Consiglio regionale. La contrapposizione è tornata a livelli altissimi nel corso del dibattito e della votazione sulla mozione di sfiducia all’assessore al Welfare Giulio Gallera, presentata dal gruppo PD nell’ambito di una richiesta di riassetto completo dell’assessorato e della direzione generale welfare, le strutture apicali che da più di due mesi a questa parte sono in prima linea nella gestione dell’emergenza Covid-19. Nel presentare la mozione, il capogruppo del PD Fabio Pizzul ha invocato la necessità di «un segnale chiaro di discontinuità, un netto cambio di rotta e un cambiamento. Siamo stati vicini al collasso del nostro sistema sanitario che per fortuna e bravura degli operatori sanitari non è avvenuto. Bisogna cambiare rotta e farlo subito per evitare che accada l’irreparabile».

L’intervento di Gallera

«Io ho la coscienza a posto per l’impegno che abbiamo messo e quello che abbiamo fatto – le parole dell’assessore al welfare Giulio Gallera nel suo intervento di fronte al Consiglio regionale – quello che però non posso consentire è che non si riconosca il merito degli infermieri, operatori sanitari, medici, dell’unità di crisi e della direzione generale welfare che voi volete mandare a casa e smembrare, perché hanno fatto un lavoro straordinario. Io sono qua difendere loro, poi l’Aula è sovrana, noi continuiamo a lavorare perché c’è ancora moltissimo da fare». Gallera ripercorre lo scontro con le opposizioni: «Quando è stata presentata la richiesta della commissione, pensavo ci fosse voglia di esercitare fino in fondo il proprio ruolo, che avessero voglia di approfondire, cercare un momento e un luogo su quello che è successo e sulle scelte assunte nella drammatica concitazione del momento. Poi leggo questa mozione con un certo sbigottimento, noto che le soluzioni ci sono già. Si è già fatta l’analisi e si sono tratte le conclusioni o meglio ancora le sentenze». Tuttavia, continua l’assessore, «io non sono qui oggi a rispondere, ci sarà la commissione d’inchiesta e approfondiremo in quella fase. Ma io qui oggi difendo il lavoro di uomini e donne che negli ospedali, nella direzione generale e nell’unità di crisi hanno cerato di arginare qualcosa di drammatico che è caduto su tutti noi, senza che ci fossero indicazioni chiare da parte delle organizzazioni nazionali e internazionali. Dal punto di vista nazionale abbiamo avuto indicazioni che si sono contraddette o modificate nell’arco di poche ore. Noi abbiamo avuto uomini e donne che hanno guidato una macchina a fari spenti in una notte buia, e hanno cercato di tenerla in strada questa macchina, prendendo decisioni per dare una risposta di vita».

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