Il sindaco di Busto è di Fratelli d’Italia. Col Covid

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Emanuele Antonelli, sindaco di Busto Arsizio

di Gian Franco Bottini

Non l’avessimo mai fatto! Questa mattina avevamo pensato, dopo un certo numero di giorni, di andare a prendere il primo caffè della giornata al bar degli Umarell, anche per non essere tacciati di voler saltare il nostro turno alla cassa, per la quale cosa c’è sempre la massima attenzione. Siamo purtroppo capitati, già di  buon’ora, nel bel mezzo di una accesa discussione innescata dalla Veneta che aveva mostrato, con una certa soddisfazione, quella che lei chiama la “reclame” di una conferenza organizzata martedì 30 a Busto Arsizio da Fratelli d’Italia dal titolo “Storia del Covid-19”. Tutta una lista di “fratelli”presenti, politici e sanitari, qualcuno noto, i più molto meno, in cima alla quale campeggiava il Sindaco di Busto .

Il Professore era intervenuto immediatamente sentenziando che “una storia si scrive alla fine,se si vuole  che sia seria, e qui siamo ancora nel mezzo, non capisco cosa si possa dire al di là delle tante verità delle quali ci hanno riempito la testa personaggi ben più qualificati, seppur confusi”.  Il Pensionato aveva assentito e, leggendo i nomi dei partecipanti, si era chiesto che taglio avrebbe potuto avere un tale incontro “scientific al pod nò ves…alura l’è tuta pulitica.”

Era stata la volta dell’Avvocato :” Temo che tu abbia ragione. Cari amici, siamo già in campagna elettorale e un convegno fatto a Busto serve solo a far da passerella a qualcuno che vuole farsi dire quanto è stato bravo. Io penso che sia una cosa di pessimo gusto , non solo perché un argomento così tragico non deve essere uno strumento di propaganda, ma anche perché parlare di “storia” sembra quasi che tutto si sia concluso, mentre il Covid non è solo sanità ma anche miseria , problemi , difficoltà morali e materiali nei quali molti cittadini sono tutt’ora immersi con deboli speranze di uscirne”.

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Gian Franco Bottini e gli Umarell

La Bartali, scuotendo la testa come il suo solito , aveva perentoriamente affermato: “ Se l’obbiettivo è farsi la “reclame”, per me, a parte il buon gusto, è tutto sbagliato perché avrà l’effetto contrario. Tutti hanno fatto la loro parte e gli unici veramente da ringraziare sono i medici e gli infermieri, ma non quelli che vanno ai convegni, quelli che si stanno ancora curando le ferite e fanno fatica a veder tradotta in qualcosa di concreto la nostra totale riconoscenza. Se poi si vuol fare un po’ di politichetta su chi è stato bravo e chi cattivo… beh, anche questo mi sembra fuori luogo perché, anche ammesso che sia il momento, se si vuole parlare correttamente della vicenda Covid-19 in una sede locale come la nostra, bisognerebbe farla raccontare non solo dai politici, che per lo più hanno già anche troppo sfruttato la visibilità, ma soprattutto da tutte le associazioni sociali e di volontariato che la storia la stanno davvero scrivendo”.

La Veneta, che aveva creato la discussione, era visibilmente contrariata da questa ridda di critiche ed era sbottata con una certa veemenza:
“Ma allora, mi son contenta perché adesso xe chiaro che el Sindaco l’è de Fratelli d’Italia come tuti gli altri della Conferenza. E basta con stà storia del “civico” che la me fa rid …” e con ciò ci aveva lanciato uno sguardo tagliente, quasi avessimo qualche responsabilità sulla cosa. Il Sempreverde, che fino ad allora aveva taciuto sorridendo sotto i baffi, si era finalmente liberato: “Finalment quaivun ch’el capis quaicos . La conferenza è come un battesimo per il sindaco… ma, per mi, l’è un battesimo un po’ forzato. I ”fratelli” i ruzen per far che lui si dichiari ufficialmente quello che è, di Fratelli d’Italia, lu el cerca de tenè i pè in du scarp, se sa mai nella vita!, e loro lo incastrano in una situazione dove in tut de lur. A veori vedè cume el fa ades a tiras indrè…”

Ascoltavamo anche noi con attenzione le elucubrazioni del Sempreverde che parlava come uno “ che i rob li sa” e non potevamo far a meno di pensare come il Covid-19 in effetti stia scrivendo una storia alla quale temiamo possano mancare ancora molti capitoli. E’ infatti una storia molto più tragica e universale di quella che potrà essere raccontata dalla Conferenza oggetto della discussione, la quale potrà essere vissuta come un atto di autocelebrazione, magari fastidiosa ma alla fine, in questo momento, poco significativa e forse utile solo ai fini di scarso interesse generale ai quali accennava l’arguto Sempreverde. Quando sarà possibile scriverla , ci accorgeremo che la vera storia siamo noi, protagonisti e a volte anche vittime.

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