Ex Carceri di Busto, evasione a colori con Urbansolid per il nuovo polo culturale

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BUSTO ARSIZIO – I colori dei drappi calati oggi, sabato 24 giugno, dagli artisti di Urbansolid, lungo le facciate delle Ex Carceri di Busto a simboleggiare un’evasione, accompagneranno la metamorfosi dell’edificio in luogo dedicato allo studio e alla lettura. Tra il pubblico che ha assistito alla performance di Gabriele Castellani e Riccardo Cavalleri, volto a lasciare un’installazione semipermanente, c’erano l’avvocato Paola Surano dell’associazione Tracce Per La Meta e la vicesindaco Manuela Maffioli, che tra i ringraziamenti ha ricordato Agesp Strumentali e in particolare gli uffici dell’assessorato alla Cultura «per aver creduto in questo progetto ardito: quando c’è la volontà di creare bellezza, unendo tutte le forze si possono realizzare cose importanti».

Il progetto per il recupero dell’edificio

L’evento che si è tenuto in occasione della patronale di San Giovanni – ha sottolineato Maffioli – ha molto a che fare con Busto, non solo per i colori utilizzati (il primo drappo calato dalle finestre era bianco e rosso) ma anche per la sua storia e la sua identità. Per le Ex Carceri asburgiche, struttura vincolata dalla Soprintendenza e in procinto di essere sottoposta a un grande intervento di restauro funzionale, è nato «un sodalizio artistico che ci rende orgogliosi. Ma è anche un gesto di bellezza e amore per questo edificio: martedì è stato approvato il progetto esecutivo per il suo recupero funzionale, per riappropriarsene con la cultura, dando spazi per studiare e accogliere giovani e adulti. Ciò che rimarrà dopo la giornata di oggi lo accompagnerà nel suo ultimo tratto di vita così come lo vedete ora, fino all’inizio del cantiere che lo riporterà a una funzione pubblica».

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Paola Surano, Manuela Maffioli, Riccardo Cavalleri e Gabriele Castellani

I colori dei drappi in un vuoto dimenticato

«Noi di Tracce Per La Meta – ha aggiunto Surano – siamo attenti all’aspetto artistico, oltre che culturale: le opere di Urbansolid non sono mai fini a sé stesse ma hanno al loro interno un significato particolare, che in questo caso coincide con ciò che le Ex Carceri rappresentano per noi riguardo alla salvaguardia della cultura. Ieri il Papa ha invitato gli artisti alla Cappella Sistina, vorrei citare due sue frasi che ben si adattano a questo momento: una è che l’artista vuole agire come “coscienza critica della società”, e l’altra è che, così come i profeti della Bibbia, “ci mettono davanti a cose che ci danno fastidio: i falsi miti di oggi, i nuovi idoli, i discorsi banali, i tranelli del consumo, le astuzie del potere”».

Come hanno osservato Castellani e Cavalleri, «non si è mai profeti in patria ma grazie all’amministrazione comunale ce l’abbiamo fatta. Ed è fantastico come tutto sia nato da una semplice chiacchierata: con la nostra performance creeremo un’installazione artistica in quello che è stato un vuoto dimenticato e legato alla sofferenza. I colori dei drappi, fatti con tessuti di riciclo di aziende locali, condurranno alla trasformazione del carcere in polo culturale».

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