Busto, c’è chi chiude e chi porta la spesa a casa. I commercianti: «Restiamo uniti»

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BUSTO ARSIZIO – Uno, due, tre, cinque, dieci. Il numero continua a salire. E’ quello dei negozi che, pur potendo rimanere aperti, hanno deciso di fermarsi. Di chiudere qualche giorno. E non solo per il calo della clientela, ma anche per dare un segnale. La serranda abbassata diventa un messaggio potente, che molti traducono anche in parole su Facebook: “Anche noi vogliamo fare la nostra parte e dimostrare che possiamo essere uniti ora in questa emergenza e spero tra qualche giorno nella ripresa“.

Busto chiude

Il decreto ministeriale, pur con tante lacune e con una serie di “bug” che danno adito a differenti e contraddittorie interpretazioni, nella sostanza generale parla chiaro e traccia l’unica via da seguire: “Bisogna stare a casa“. Certo non impone il blocco totale, ma anche chi è dispensato dalla “clausura” preventiva come i commercianti, e a fronte di una situazione surreale, inizia a scegliere secondo coscienza. Guidati dal pensiero che forse un sacrificio oggi può dare una svolta per chiudere quanto prima il capitolo dell’emergenza.

E se ieri hanno comunicato lo stop dell’attività Top Casa, la Piccola Corte e la gelateria Dolce sogno, questa mattina l’elenco delle serrande abbassate si sta allungando: Two B, Class attitude, Jolie Bistrot, Divina hairstylist, la Tigella innamorata.

E chi non chiude è a disposizione

Discorso differente per i negozi che vendono generi di prima necessità. Che però anche loro hanno messo in campo qualcosa in più di quanto prevede il decreto ministeriale. Servizi che in tempi di vita quotidiana normale a volte vengono effettuati, ma dati per scontati. Ma è proprio in questi tempi di emergenza che si scopre il vero valore (non monetario) di queste piccole azioni. Come la spesa consegnata a domicilio che alimentari, fruttivendoli e anche enoteche e alcuni bar hanno inserito nella loro offerta. E che se sfruttate possono davvero contribuire a rendere concreto l’hashtag State a casa.

Tutta le rete del commercio di vicinato bustocco, insomma ha dato un segnale importante. Certo non sono mancate polemiche, frizioni sull’interpretazione delle normative. Però anche nei giorni scorsi in molti hanno riorganizzato la propria attività e i propri spazi commerciali per renderli adeguati alle urgenti e stringenti normative dell’emergenza: c’è chi ha rimodulato l’agenda della clientela e diradato gli appuntamenti, chi ha ridotto (come numero) gli spazi d’attesa all’interno del negozio, chi ha dedicato una persona alla regolazione dell’ingresso.

Un segnale forte

«Insomma – conclude l’assessore al Commercio Manuela Maffioli – in questi giorni di grande preoccupazione e difficoltà per tutti, i commercianti di Busto hanno saputo dare e stanno dando risposte concrete anche sulla base di una situazione in continua evoluzione. Sono stata e sono in contatto costante con molti direttamente e con i rappresentanti dell’associazione di categoria, con cui il confronto è quotidiano. Dal Governo, attraverso il DPCM, non è stata presa una decisione univoca e forte, lasciando molto in capo ai singoli esercenti: anche per questo ogni decisione va rispettata, nessuno va biasimato. Certo vedere abbassare le serrande in questi giorni credo sia un colpo al cuore per tutti. Ma sapere che dietro alle chiusure volontarie c’è l’intenzione di lanciare un segnale forte, di fare ciascuno la propria parte per superare il prima possibile emergenza e paura, le fa leggere come un messaggio di speranza di cui tutti dobbiamo fare tesoro».

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