Busto, è guerra di manifesti. Tovaglieri e Reguzzoni “oscurati” a casa loro

BUSTO ARSIZIO – Padroni a casa nostra, ma non sui tabelloni elettorali. Lo slogan che per anni ha accomunato i due candidati di Busto Arsizio alle elezioni europee – la leghista Isabella Tovaglieri e l’ex leghista Marco Reguzzoni, oggi in Forza Italia – smentito proprio nella loro città. E per giunta dai candidati in corsa per le loro stesse liste, Lega e Forza Italia: Sardone e Fermi nel primo caso, il segretario Tajani nel secondo.

La sfida a Busto

Che le campagne elettorali con le preferenze tendano a diventare una guerra politica senza esclusione di colpi non è certo una novità. Ma a volte si verificano situazioni talmente paradossali da sembrare quasi uno “sfregio” alla leale competizione tra candidati in corsa sotto lo stesso simbolo. È successo a Busto Arsizio, città in cui si sfidano all’ultimo voto di preferenza due candidati forti, l’europarlamentare uscente Isabella Tovaglieri, già vicesindaco, e l’ex presidente della Provincia Marco Reguzzoni, che per almeno vent’anni è stato il punto di riferimento della sezione di via Culin.

I manifesti coperti

I loro rivali interni non la pensano allo stesso modo e quindi si sono messi a “disturbare” la competizione cittadina spedendo i loro supporters “armati” di colla e pennellesse ad attacchinare anche a Busto Arsizio. Così in diversi tabelloni elettorali sparsi in giro per la città, negli spazi che spettano alla Lega, al posto del faccione di Isabella Tovaglieri su sfondo giallo sono spuntati i manifesti che invitano a votare per altri due candidati lombardi, Silvia Sardone da Milano e Alessandro Fermi da Como. Stesso discorso per Marco Reguzzoni, che si è visto “coperto” dai manifesti a sostegno del segretario di Forza Italia Antonio Tajani, capolista alle Europee nella stessa lista che vede l’imprenditore bustocco in corsa come indipendente. Tutto perfettamente lecito, peraltro, perché gli spazi sono distribuiti per lista e quindi è compito dei responsabili dei singoli partiti la destinazione degli stessi all’uno o all’altro candidato. Anche negli spazi di Fratelli d’Italia, che a Busto sono stati equamente spartiti tra Carlo Fidanza e Mario Mantovani, alcuni dei manifesti di quest’ultimo sono stati sostituiti con quelli di Giorgia Meloni, leader e capolista dei “Fratelli”.

Servirà?

Un incidente destinato a durare poche ore, perché non appena si farà scuro entreranno in campo le squadre di attacchinaggio dei due candidati “made in Busto” che, con il vantaggio della vicinanza geografica, si premureranno di ripristinare i manifesti che erano stati “oscurati”. Una rincorsa che peraltro cozza con la consapevolezza di quanto sia poco al passo con i tempi il “vecchio” sistema dei manifesti elettorali su tabelloni che ormai da anni, nell’epoca di TikTok, finiscono per rimanere in gran parte inutilizzati. Ma in una sfida all’ultima preferenza, si sa, anche uno sguardo fuggente ad un incrocio può essere decisivo per spostare un voto.

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