Busto e i furbetti del vestitino: «C’è chi vende di tutto. E nessuno controlla»

BUSTO ARSIZIO – I furbetti del vestitino. Quelli che in vetrina espongono qualche capo d’abbigliamento per bambini e poi, dentro al negozio vendono capi per adulti. O i grandi negozi, in cui si trovano vestiti per tutte le età, e possono restare aperti, e vendere di tutto. «Fanno rabbia e tristezza – si sfoga Davide Usuelli, proprietario di un noto negozio d’abbigliamento di Busto – perché chi rispetta le regole, pur trovandole assurde, ci rimette due volte».

Siamo tutti sulla stessa barca

Lo sfogo di Davide Usuelli, che è anche fiduciario di categoria, è quello di tanti proprietari e gestori di negozi di abbigliamento. Che sono chiusi, non hanno ancora un orizzonte di ripresa dell’attività, ma devono fare fronte a mesi di lavoro a singhiozzo, a incassi che languono e a scadenze economiche da rispettare. E senza sconti o ristori.

«Stiamo vivendo una situazione ormai insostenibile – attacca Usuelli – l’anno scorso, nello stesso periodo, ci hanno chiuso. A novembre, il mese in cui abbiamo il picco delle vendite invernali non abbiamo potuto lavorare. Però nulla è cambiato. Un pantalone non sarà deperibile com un alimento, ma se non lo vendo e mi rimane in magazzino, io lo devo pagare lo stesso».

Ma non è nemmeno questo il punto. «Perché la cosa che più mi fa arrabbiare è che c’è chi, e non sono pochi, aggira divieti e restrizioni. Non è raro vedere esposti in vetrina indumenti o calzature da bambino, ma poi dentro questi negozi clienti che fanno acquisti per sé. C’è qualcosa che non funziona. Non capisco perché, ad esempio, chi vende intimo può lavorare e chi vende vestiti no. Mi devono spiegare perché le mutande sono considerate un bene necessario e i pantaloni o le camicie no».

Usuelli poi va oltre la sua stretta categoria commerciale di appartenenza. «Vedo chiusi anche gli orefici, le calzature. Ma perché? Stesso discorso vale per gli ambulanti che vendono abbigliamento. Oppure i negozi che fanno liste nozze. E chi ha bisogno di acquistare stoviglie per la propria casa, che fa?».

Pagano i piccoli

«Mi chiedo dove siano i controlli – dice Usuelli – E come li fanno. Perché non è possibile che nei grandi negozi tra Busto e Gallarate si possa vendere abbigliamento per tutte le età, solo perché in assortimento hanno indumenti per bambini».

Usuelli non invoca alcuna ribellione, «ma non posso più accettare che il mio jeans sia diverso da quello di altre realtà. Credo solo che così non può funzionare, anche perché stiamo parlando di realtà a conduzione familiare, che hanno fatto grandi sacrifici da quando è iniziata la pandemia. Di questo passo non so quanti resisteranno, anche perché di aiuti economici non parla più nessuno e, se escludo quelli arrivati ormai un anno fa, non si è visto più nulla. Però chi ha l’affitto e le spese deve tirare fuori comunque i soldi. Ma se non si lavora, la vedo dura. Anzi durissima».