Busto, il BAFF del ventennale guarda all’Ucraina. «La cultura non si ferma»

Da sinista, Lidiya Liberman, Bille August, Pupi Avati e Riccardo Rossi

BUSTO ARSIZIO – Il BA Film Festival celebra l’edizione del Ventennale, con lo sguardo ad un’attualità che preoccupa: nella serata inaugurale sarà ospite un’attrice ucraina, Lidiya Liberman, insieme al regista premio Oscar Bille August. Nelle intenzioni un’edizione speciale, ma anche quella del ritorno alla normalità, frastornato dalla guerra. «Il mondo non deve fermarsi» il sindaco Emanuele Antonelli. Anzi, come aggiunge la vicesindaco e assessore alla cultura Manuela Maffioli, «la cultura è linguaggio universale e ponte tra nazioni e popoli, uno strumento ideale di pace».

“Aprono” Lidiya Liberman e Bille August

Gabriele Tosi, Alessandro Munari e Steve Della Casa

Intanto però il Baff torna alla formula tradizionale: una settimana di eventi, tra il 2 e il 9 aprile, con l’alternanza tra le proiezioni mattutine nelle scuole e quelle serali nelle sale. Tra i primi superospiti annunciati c’è infatti l’attrice ucraina trapiantata in Italia Lidiya Liberman, protagonista dell’acclamato “Maternal” nel 2019 al festival di Locarno, e il regista danese Bille August, premio Oscar e due volte vincitore della Palma d’Oro a Cannes («uno dei tre nella storia» ricorda il direttore artistico Steve Della Casa). Saranno loro i protagonisti di una serata inaugurale “europea”. Poi arriveranno anche il “profeta in patria” Alessandro Solbiati, compositore bustocco, e i grandi ritorni del maestro Pupi Avati e dell’istrionico Riccardo Rossi, storico amico del festival, presidente della giuria di “Baff in corto”.

Il festival in tempo di guerra

Ma quello che il presidente della BA Film Factory Alessandro Munari – affiancato dal presidente onorario Gabriele Tosi, che era alla guida della prima edizione del 2003, e dal riconfermatissimo direttore artistico Steve Della Casa – definisce come un «compleanno rotondo e importante» si trova ad avere a che fare con l’angoscia di una guerra in corso in Europa. E, ammette Munari, «parlare di un festival di cinema lascia un attimo in imbarazzo visto il periodo che il mondo sta attraversando, con un conflitto che rischia di destabilizzare tutto». Anche per questo Tosi ci tiene a far notare lo «sforzo particolarmente intenso per cercare di far sì che sia un festival con una coscienza europea», mentre Della Casa si dice «orgoglioso di lavorare in una città in cui c’è il “tassista di Dio” (don Giuseppe Tedesco), unico eroe che mi sento di salutare».

Il sostegno del Comune

«Sono contento che il festival si faccia – ammette il sindaco Emanuele Antonelli – il mondo non deve fermarsi, non dobbiamo dargliela vinta». La vicesindaco e assessore alla cultura Manuela Maffioli aggiunge che «parlare di cultura non tradisce il nostro sentimento e l’empatia che ci lega a un popolo in grande sofferenza e che stiamo facendo il possibile per aiutare». E c’è un anniversario prestigioso da celebrare: «Vent’anni sono volati, hanno accompagnato la vita della nostra città, che ma la settima arte tutto l’anno. Il Baff non nasce a Busto per caso ma intercetta una sensibilità e una passione reale che permea la città tutto l’anno. Con i cineforum, le sale, ora la scuola cinema e la partecipazione della città alla cultura. Un sogno che si è trasformato in realtà grazie a tanti aiuti anche istituzionali, come quello di Regione Lombardia, determinante soprattutto nei primi anni».

Il programma

Il festival del «ritorno alla normalità dopo due anni di emergenza Covid», come lo definisce il direttore artistico, sempre affiancato da Paola Poli, inizierà «all’insegna dell’impegno e del cinema di qualità». Tra le nuove location, frutto di una partnership inedita, lo Spazio Reti, sede della compagnia di Ict di via Mazzini che è un «esempio di rinnovamento culturale della città»: ospiterà l’opera “Il silenzio e il canto” di Alessandro Solbiati, originale elaborazione del mito di Ulisse e delle sirene nato in epoca di lockdown. Novità è anche l’accordo con la Fice, la federazione dei cinema d’essai. Tra gli omaggi di questa edizione, inevitabile quello a Monica Vitti, musa di Michelangelo Antonioni scomparsa da poco, con la proiezione di un documentario di Fabrizio Corallo sulla celebre “antidiva”, oltre a quello per il centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini con il grande ritorno al Baff di Pupi Avati, che fu sceneggiatore di “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, e con don Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo.

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