Ipc Verri di Busto, riaprono i laboratori. Gli studenti: «Antonelli, i problemi non sono finiti»

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BUSTO ARSIZIO – Erano già pronti a tornare sul piede di guerra gli studenti dell’Ipc Verri ieri mattina, 12 dicembre, alla notizia che non soltanto i laboratori di cucina non avrebbero riaperto, ma che quelli di sala sono chiusi. La seconda occupazione nell’arco di un mese è stata scongiurata: l’allarme è rientrato con una nuova comunicazione nel corso della giornata, ma i problemi restano. E i ragazzi attendono risposte dagli adulti che ricoprono un ruolo nelle istituzioni. 

Laboratori e attrezzature 

I fornitori sono stati contattati. E da oggi, finalmente, dovrebbero tornare in funzione i laboratori di cucina, chiusi da mesi a causa della mancanza delle derrate alimentari ma fondamentali per l’esperienza pratica degli studenti dell’istituto professionale a indirizzo enogastronomico di Busto Arsizio. A fare il punto è la rappresentante degli studenti dell’Ipc Verri Naike Sangiovanni: «Ci hanno detto di portare le divise: speriamo sia davvero la volta buona». E continua: «La riapertura dei laboratori sono la base della nostra protesta, ma ci sono ancora tanti problemi da risolvere. Vogliamo capire se il sindaco Emanuele Antonelli, in qualità di presidente della Provincia può farci arrivare la attrezzature che mancano». Come richiesto, i professori hanno preparato un elenco delle mancanze e la lista è lunga: si va dai macchinari al tovagliato, fino addirittura ad arrivare ai bicchieri e alle Lim. Ne funzionano soltanto due. Antonelli si era interessato in prima persona alla vicenda e ora la portavoce degli studenti gli chiede di non dimenticarsi di loro: «E’ venuto qui dieci giorni fa, ma poi con il sindaco non sono più riuscita a parlare. Sarebbe opportuno un nuovo confronto per capire in che modo e fino a che punto può aiutarci».

Sit-in al Provveditorato 

Gli studenti del Verri sono ben consapevoli infatti che la vera partita si gioca in Provveditorato. E’ da lì che può arrivare la svolta, e increduli si chiedono perché con loro – e con i genitori e i professori che si sono uniti alla loro protesta – abbia alzato un muro. «Abbiamo mandato una mail al Provveditorato e non abbiamo mai ricevuto risposta», spiega Sangiovanni. «Stiamo valutando il da farsi: un gruppo di maggiorenni è pronto a mobilitarsi organizzando un sit-in sotto gli uffici di Varese. Spero che abbia voglia di confrontarsi con noi senza arrivare a questo punto». 

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