Busto, Italia Viva c’è ancora. «L’Italia c’è? Coesisteremo. Antonelli sopra le righe»

Davide Boniotti e Giusy Lanza con Gigi Farioli (al centro)

BUSTO ARSIZIO – «Fuffa? Antonelli ancora una volta sopra le righe, forse più per ruggini personali. Poi al 25 aprile parla di democrazia e libertà». Davide Boniotti, Co-coordinatore di Italia Viva a Busto Arsizio, commenta così l’uscita del sindaco sull’adesione di Gigi Farioli al nuovo movimento L’Italia c’è. «Può coesistere senza sovrapporsi a Italia Viva» assicura Boniotti rispetto all’ipotesi che il gruppo consigliare Popolo Riforme e Libertà, nato dall’esperienza della “coalizione di centro” tra Riformisti e Moderati di cui anche il movimento “renziano” era parte integrante (insieme ai “totiani” di Cambiamo! che si è invece smarcata), possa trasformarsi in un nuovo gruppo “L’Italia c’è”.

Per IV cambia poco

Per Italia Viva Busto Arsizio non è stato un fulmine a ciel sereno, come ammette Boniotti: «Gigi mi aveva informato della sua intenzione di aderire, in ragione della trasparenza che distingue i nostri rapporti sia a livello personale che politico, come del resto credo sia normale considerando l’impegno assunto nei confronti degli elettori con la formazione del gruppo consigliare congiunto». E per Italia Viva poco cambierà se il gruppo consiliare bustocco, come si sta ventilando, diventerà “L’Italia c’è”: «Credo che sia necessario chiarire alcuni aspetti – sottolinea Boniotti – a quanto mi è dato sapere ad oggi L’Italia C’è è un movimento con un proprio manifesto politico, largamente condivisibile nei temi trattati, quindi può coesistere senza sovrapporsi a Italia Viva. Ritengo poi stia alla sensibilità del singolo aderire o meno. La consigliera Giuseppina Lanza ha l’onere e l’onore di coordinare con me Italia Viva a Busto Arsizio e di sedere in consiglio comunale in quanto eletta nella lista dei Riformisti, ma ha sempre affermato coerentemente di non essere la rappresentante esclusiva in consiglio comunale di Italia Viva, ma di rappresentare in toto la formazione elettorale che l’ha portata ad essere eletta, quindi anche se il gruppo consiliare aderisse a L’Italia C’è non cambierebbero i rapporti con gli elettori e con Italia Viva».

Busto modello

Davide Boniotti fa sapere di aver «avuto personalmente un confronto con alcuni esponenti del mio coordinamento provinciale e non sono emerse preclusioni o problematiche di sorta in relazione all’iniziativa», mentre a livello personale rivela che sarebbe «contento se dovesse nascere un contenitore a livello nazionale, in grado di confederare quei partiti o quegli elettori di area riformista liberale, sulla falsa riga di quanto è avvenuto con successo alle passate amministrative a Busto Arsizio». Del resto il fondatore del movimento L’Italia c’è, Gianfranco Librandi, è tuttora un deputato di Italia Viva e la coalizione di Riformisti e Moderati di Busto potrebbe diventare un modello nazionale.

«Antonelli? Sopra le righe»

Al sindaco Antonelli, che ha tacciato questa nuova iniziativa come la solita “fuffa”, Boniotti non le manda a dire: «Non spetta sicuramente a me replicare a quanto affermato dal primo cittadino ed espressione di un suo parere personale e relativo ad un movimento di cui non sono aderente. Però posso sicuramente stigmatizzare il tono sempre un po’ sopra le righe di alcuni interventi, che mascherati da pragmatismo scadono poi nel monito “vae victis” di barbara memoria, ipotizzo forse più condizionati da una ruggine personale nei confronti di alcuni esponenti che da una reale presa di posizione politica. Il dialogo tra maggioranza ed opposizione non deve essere sempre visto come il confronto tra due schieramenti che si danno battaglia a sassate sulle due sponde del fiume. Anche perché il fiume è la nostra città e per questo faccio mio il messaggio del 25 Aprile promosso nell’omelia di monsignor Pagani sull’educazione alla pace e al rispetto reciproco e quello dello stesso sindaco Antonelli sull’importanza della democrazia e della libertà, di cui la politica è la massima espressione. Anzi proprio la politica dovrebbe fungere da esempio in questa chiave, altrimenti si continuerà ad avere l’astensionismo come primo partito cittadino e nazionale. La pandemia ed il governo Draghi hanno insegnato che per un bene superiore comune si può e si deve collaborare tutti, con qualche eccezione, pur mantenendo le proprie peculiarità politiche».

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