Con Lilt la prevenzione oncologica a Busto entra in carcere: «Nessuno sarà trascurato»

Nella foto la direttrice del carcere di Busto Maria Pitaniello, il presidente provinciale di Lilt Varese Ivanoe Pellerin, il direttore generale di Asst Valle Olona Eugenio Porfino, l'assessore Paola Reguzzoni, il comandante Rossella Panaro e i medici intervenuti alla presentazione dell'iniziativa

BUSTO ARSIZIO – Visite specialistiche gratuite per agenti della polizia penitenziaria e detenuti: la prevenzione oncologica entra in carcere. I primi screening hanno già interessato il personale amministrativo e gli agenti di Polizia penitenziaria. A ottobre si terranno le visite dei primi venti detenuti che si sono prenotati, a cui ne seguiranno altre nel caso di nuove richieste. Nel frattempo, sono già stati realizzati due momenti di formazione, uno rivolto al personale, l’altro a un’ampia rappresentanza della popolazione carceraria di Busto. L’iniziativa è promossa dalla sezione provinciale varesina della Lilt, in collaborazione anche con Asst Valle Olona.

Doppio valore sociale

«Un progetto all’insegna dell’interazione e dell’integrazione col mondo dell’associazionismo, che in questo territorio è vivace -ha detto sottolineando l’importanza dell’iniziativa la direttrice della casa circondariale bustocca Maria Pitaniello – Vi è un duplice valore sociale: il valore della cura del sé attraverso la prevenzione sanitaria e quello dell’attenzione a tutto il nostro contesto, detenuti e personale. A maggior ragione in una fase storica complessa, caratterizzata da sovraffollamento ed eventi critici. Il diritto alla salute è costituzionalmente garantito». Ivanoe Pellerin, presidente della Lilt provinciale, presentando il progetto oggi, martedì 26 settembre, ha ricordato come la pandemia abbia rallentato i controlli. In Italia quest’anno i nuovi casi di tumore stimati sono 390.700. Ma, a fronte di cifre che creano allarme, incoraggia sapere che cresce il numero dei guariti, che nel 2020 sono stati 3,6 milioni.
«Ci auguriamo che le previsioni siano sbagliate – ha aggiunto Pellerin –. Ma dobbiamo in ogni caso rafforzare le azioni per contrastare il ritardo diagnostico. Anche all’interno del carcere, affinché nessuno possa sentirsi trascurato o “lasciato indietro”».

Non si toglie nulla a nessuno

Concetto sottolineato con forza dal direttore generale dell’Asst Valle Olona Eugenio Porfido: «la salute non ha confini o restrizioni. È individuale ma anche collettiva. Tutti devono partecipare alla prevenzione, nessuno escluso». E se il comandante della polizia penitenziaria di Busto Rossella Panaro ha parlato di un bel gesto di attenzione perché la salute produce sicurezza e la divisa non protegge da ogni male, l’assessore ai Servizi Sociali di Busto Paola Reguzzoni è stata estremamente incisiva: «La Lilt fa prevenzione costantemente, per tutti, 365 giorni l’anno – ha ricordato –. Questa iniziativa non toglie nulla a nessuno ma aggiunge una cosa. La salute non è un privilegio che va conteso, è un diritto di tutti. Mi auguro di non dover leggere i soliti commenti rabbiosi e privi di fondamento su questa iniziativa. Ai detenuti dico: non abbiate paura di sapere, fatevi visitare».

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