Orazio Tallarida: salutate il capolista. Di Forza Italia

Con Orazio Tallarida, vice commissario bustocco di Forza Italia e annunciato capolista alle Amministrative, siamo in difetto. Tempo fa lo sottostimammo dal punto di vista politico: “Nei consessi di vertice del partito è inconsistente”. Lui ci rispose sventolandoci sotto il naso un mazzo di chiavi: erano quelle del posteggio riservato di un presidio istituzionale importante. “Guarda se non conto niente” ci disse con tono di rimprovero e con un sorriso sardonico, come chi coglie l’avversario in fallo. Scherzava? Mica tanto. Oggi dobbiamo ricrederci: Tallarida è il numero uno dei berlusconiani locali, una carriera repentina e inaspettata per uno che, sinora, si era occupato di allestire gazebo e affiggere manifesti. Uno sgobbone, non c’è dubbio. Testa bassa e pedalare, è il suo motto. Anche adesso, anzi, soprattutto adesso che le chiavi che può sventolarci in faccia sono quelle del partito, non soltanto di un posteggio.

Durante la conferenza stampa di presentazione della lista a sostegno di Emanuele Antonelli gli sono stati riconosciuti i meriti. Primo fra tutti: l’aver evitato a Busto l’estinzione di Forza Italia. Basta questo per accreditargli l’applauso. Meriti che diventano demeriti per altri. L’eliminazione per via giudiziaria della vecchia classe dirigente locale. Poi la fuga dalla nave che affonda di molti forzisti in cerca di altre opportunità (leggasi, cadreghe), ma dopo anni di comoda navigazione sotto le insegne berlusconiane. Infine, la scelta di Gigi Farioli, fino a ieri indiscusso portabandiera del partito, accasatosi in una aggregazione centrista che occhieggia anche al centrosinistra.

Nella vita pubblica di Tallarida – lo scrive in un post su Facebook – ci sono due innamoramenti (politici): per Silvio Berlusconi e Emanuele Antonelli. Anzi, prima Antonelli e poi Berlusconi. E un innamoramento calcistico: l’Inter. Gerarchicamente prima l’Inter, poi Antonelli e infine Berlusconi. Per il sindaco uscente, un pretoriano senza se e senza ma. Forzista sì, ma le imbeccate, fors’anche gli ordini, arrivano da Palazzo Gilardoni. “Siamo amici” dice lui giustificando la simbiosi politica col primo cittadino di Fratelli d’Italia. Mah.

A guardar bene, il destino sta nel nome: Orazio. Quinto Orazio Flacco, poeta dell’età romana. Orazio Coclite, eroe della stessa epoca. E Orazio Nelson, ammiraglio della marina britannica. Lui, Orazio Tallarida, è a suo modo un poeta quando parla della paulonia o paulownia, pianta con la quale ha riempito, complice l’amica assessore all’Ambiente Laura Rogora, mezza città. Ne magnifica le peculiarità, l’utilità e la bellezza. Che vede solamente lui, come un visionario, cioè, come vero un poeta. Dopo il presidente operaio, il capolista giardiniere. Un eroe, per essersi messo alla testa della riscossa forzista. Come Coclite che salvò Roma dall’esercito nemico. Infine, un condottiero. Come Nelson avrà la sua Trafalgar. A patto che l’elettorato gli risponda. Ma forse lui è contento così. Se mai avesse letto Orazio, il poeta, quello vero, sarebbe appagato dal Carpe Diem. Colto l’attimo, Tallarida ha già vinto. In barba a chi, parafrasando Biancaneve e i sette nani, lo chiamò Oraziolo. Ma non sapeva, il poverino, che un giorno, per Forza Italia a Busto Arsizio, sarebbe diventato un gigante. Potenza della politica, la nuova politica.

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busto tallarida capolista – MALPENSA24