Busto periferia della politica. Comandano Varese e Gallarate

Busto Arsizio è la città più grande, ma è sempre più periferia della politica che conta in provincia di Varese. La recente partita delle candidature alle elezioni regionali, in coda a quella delle elezioni politiche, lo dimostra in modo chiaro ed inequivocabile. Le stanze dei bottoni dei partiti principali sono ancora saldamente a Varese, e in parte a Gallarate. E se Busto Arsizio non ha espresso nessun parlamentare con il voto del 25 settembre, le possibilità che possa tornare a designare un consigliere regionale (oggi nessuno dei sette eletti varesini “gravita” sulla città) non sono moltissime, e in buona parte sono riposte sulle spalle dell’immarcescibile Gigi Farioli, che vanta già due mandati al Pirellone all’inizio dell’era-Formigoni. Ed è vero che in Parlamento europeo Busto Arsizio è rappresentata da Isabella Tovaglieri (unica eletta in provincia insieme alla saronnese Lara Comi) e che alle elezioni provinciali il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli si candida per il “bis”, ma nei luoghi del potere della politica dei partiti, Roma e Milano, Busto rischia di rimanere ancora una volta esclusa. Una riflessione qualcuno dovrà pur farla.

Prendiamo i candidati alle regionali. Il circolo di Fratelli d’Italia di Busto Arsizio (che esprime il sindaco più importante della Lombardia per il suo partito, Emanuele Antonelli, che è anche presidente, ricandidato, della Provincia) puntava su un proprio candidato forte, per quanto controverso: Checco Lattuada. Ed è stato “giubilato” senza troppe remore dai vertici regionali del partito, lasciando al giovane Luca Folegani (contro il parere della dirigenza locale) l’arduo compito di battersi per uno scranno in Regione con i più esperti rivali interni, a partire dai favoriti gallaratesi Francesca Caruso e Giuseppe De Bernardi Martignoni. La Lega di Busto Arsizio, invece, un proprio candidato non l’aveva inizialmente nemmeno proposto, dopo che si era fatta da parte Paola Reguzzoni, che aveva accarezzato fino ad un anno fa la possibilità di correre per il consiglio regionale. Solo all’ultimo momento è uscita dal cilindro provinciale (dove comanda il gallaratese Andrea Cassani) la candidatura di Giorgio Mariani, assessore all’urbanistica, a cui ora tocca rincorrere rispetto agli altri esponenti della Lega che erano in campagna elettorale già da tempo, a partire dagli uscenti Emanuele Monti e Francesca Brianza (che gravitano entrambi su Varese) e dalla gallaratese Claudia Mazzetti. Poi c’è il PD, che candida Valentina Verga, che però dovrà vedersela in primis con l’uscente Samuele Astuti (malnatese, a due passi dal capoluogo), mentre Forza Italia schiera la presidente del consiglio comunale Laura Rogora, anche se la sfida per conquistare uno scranno (sempre che arriverà per gli azzurri) sembra limitata al gorlese Pietro Zappamiglio e al varesino Simone Longhini, che erano già candidati cinque anni fa. Il Terzo Polo ripropone, come già alle politiche, l’ex sindaco Gigi Farioli, che dei candidati di Busto sembra quello con maggiori speranze, sempre che la sua lista (Azione-Italia Viva) riesca a superare la civica di Letizia Moratti, che vede come “front runner” in provincia di Varese il gallaratese Luca Ferrazzi. Pochi i volti noti da Busto nelle altre liste: ma nelle civiche che si giocano uno scranno al Pirellone, la Fontana Presidente vede il varesino Giacomo Cosentino come leader, mentre anche in quella di Majorino il capolista viene da Varese, Dino De Simone.

Insomma, nella politica provinciale comandano Varese e Gallarate. E non è quindi un caso se le presentazioni delle liste regionali si siano svolte tutte a Varese. Certo, è il capoluogo di provincia, ed è lì (o lì vicino, come nel caso della Lega a Cazzago Brabbia) che ci sono le sedi provinciali dei partiti, pronte per accogliere candidati e giornalisti. Ma nessuno a cui venga in mente di spostarsi nella più popolosa ed economicamente trainante Busto Arsizio. Eppure il cuore pulsante della provincia che lavora è ancora nel Sud produttivo, e lo testimonia il fatto che la più grande associazione di categoria territoriale, Confindustria Varese, stia pianificando di realizzare il suo nuovo quartiergenerale a Castellanza, a fianco dell’università Liuc.

Qualcuno imputerà questa situazione alla miopia della classe politica del territorio che negli anni ’90 perse il “treno” della nuova provincia di Busto Arsizio, ma c’è da chiedersi se sia più un problema della politica del Varesotto che segna un certo distacco nei confronti delle istanze del “mondo reale” (il caso Lunghi ne è probabilmente l’ennesima dimostrazione) oppure se sia più la politica bustocca ad essersi rinchiusa nei propri confini e in una certa presunzione di grandezza che poi la ha allontanata dai luoghi che contano. O forse è solo la solita storia dell’uovo e della gallina. Recriminare però non basta, occorre rimboccarsi le maniche per recuperare terreno, e autorevolezza.

busto arsizio politica provincia varese – MALPENSA24